Calcio e razzismo, un altro caso

Gli adulti non hanno udito nulla, ma i ragazzini di 11 anni giurano di sì. Assicurano di aver sentito che il dirigente genitore che sabato pomeriggio stava arbitrando la partita degli esordienti del 2000 abbia detto: “Mister tiri fuori quel negro di merda”. Un insulto razzistico insopportabile per le orecchie di tutti, soprattutto per quelle del diretto interessato che ha lasciato il campo piangendo e rispondendo malamente all’arbitro. Questo è bastato all’allenatore della “vittima” per porre fine a una partita che fino a lì si era disputata tra falli e calci, contrariamente a tutte le regole del buon calcio giovanile teoricamente finalizzato all’educazione. L’allenatore non aveva sentito la frase incriminata, l’ha appresa dal racconto dei suoi calciatori nello spogliatoio. Ha deciso però di interrompere perché il nervosismo e la tensione ormai erano saliti alle stelle. Così non si poteva più continuare. La società avversaria però smentisce categoricamente che il loro dirigente che in quel momento stava arbitrando, «un buon padre di famiglia, abbia potuto dire una cosa del genere. La società non potrebbe tollerare nel modo più assoluto una frase di quel tenore».

A dirimere la questione sarà la federazione calcio che però, fino a ieri pomeriggio, come ha spiegato il delegato provinciale Erminio Ampisio, non aveva ancora chiarito il quadro degli avvenimenti. Potrà decidere solo sentendo le persone coinvolte: il ragazzino e i suoi compagni che riferiscono degli insulti, e il dirigente in questione che si ritiene non responsabile.

«Già nel primo tempo - spiegano dalla società della “vittima” - c’erano stati dei falli che non erano stati fischiati, ma noi abbiamo detto ai nostri bambini di lasciar perdere e di andare avanti a divertirsi. Nel secondo tempo la situazione ha incominciato a degenerare. Uno dei nostri bambini ha reagito e l’abbiamo mandato in panchina. Abbiamo parlato con l’arbitro, spiegandogli che forse avrebbe dovuto fischiare perché i bambini si stavano facendo male. In 3 o 4 si erano già messi a piangere. Pensavamo che il terzo tempo sarebbe andato meglio, invece, così non è stato. I calci sono continuati. Abbiamo protestato ancora, ma l’arbitro si è difeso dicendo di non essere un vero arbitro. Ci siamo snervati a tener buoni i nostri ragazzi perché non reagissero, ma dall’altra parte non succedeva la stessa cosa. A dieci minuti dalla fine il ragazzino in questione è uscito dal campo piangendo e rispondendo male all’arbitro. A quel punto abbiamo deciso che non si poteva più continuare e abbiamo mandato i calciatori a fare la doccia. Nello spogliatoio i bambini ci hanno riferito il motivo che aveva portato il compagno ad abbandonare il campo in lacrime. Il capitano della squadra avversaria è venuto nello spogliatoio a chiederci scusa. Anche l’allenatore è venuto dicendo che non capiva cosa fosse successo. All’andata le cose erano andate bene, senza problemi. Se avessimo sentito noi adulti sarebbe stato meglio. Chiediamo solo che la Federazione intervenga a fare chiarezza». I genitori sono sconvolti: «Questo ragazzino di colore - racconta una mamma - è amico di mio figlio e noi genitori siamo amici della sua famiglia. Abbiamo solo visto la reazione del bambino, non abbiamo sentito, ma i suoi compagni di squadra hanno riferito degli insulti. La partita è stata sospesa per scarsa sportività. I falli si sprecavano. I bambini piangevano e prendevano i calci. Noi vogliamo denunciare quanto accaduto. È stato proprio un brutto episodio. Vogliamo manifestare la nostra solidarietà nei confronti di questo bambino». «Per quanto ci riguarda - fanno sapere dalla società avversaria - abbiamo parlato con il dirigente, il quale ha smentito. È un padre di famiglia che non si permetterebbe mai di parlare così». La palla ora passa alla federazione gioco calcio che in questo fine settimana dovrà occuparsi di diverse questioni. Anche a San Zenone, infatti, sabato, ci sono stati scontri e battibecchi tra allenatori e genitori di giovani calciatori. Episodi che lasciano l’amaro in bocca.

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