Boni licenziato dopo l’era Fiorani:chiede i danni alla Popolare di Lodi

Il “mago dei derivati” della Banca Popolare di Lodi dell’era Fiorani ha fatto causa alla banca: Gianfranco Boni, fino al 2005 direttore dell’area finanza del gruppo, è impegnato infatti innanzi al giudice del lavoro Elena Giuppi in una richiesta di risarcimento nei confronti dell’istituto, richiesta che consegue alle modalità del suo licenziamento. Il funzionario infatti era un dipendente della Banca Popolare di Lodi.

Gianfranco Boni

La causa è affidata agli avvocati milanesi Matteo Rescigno, per la banca, e Massimiliano Magistretti, per Boni, e la controversia sarebbe al momento incagliata su aspetti procedurali. La causa di lavoro era stata intentata da Boni nel 2007, e nello stesso periodo il nuovo consiglio di amministrazione della banca aveva avviato un’azione legale nei confronti dello stesso Boni ritenendo che l’istituto fosse stato danneggiato, per decine di milioni di euro, dal suo operato. Non si fanno previsioni sui tempi di risoluzione delle controversie “incrociate” e le parti mantengono per ora il più stretto riserbo sull’entità delle richieste. Boni era rimasto coinvolto in alcuni procedimenti penali legati alla vecchia gestione dell’istituto lodigiano: aveva patteggiato tre anni di carcere a Milano dopo le accuse per la fallita scalata ad Antonveneta, altri tre mesi a Lodi per il “falso in bilancio” negli esercizi 2003 e 2004 dell’istituto e anche due mesi a Milano per il processo Unipol-Bnl. Arrestato in contemporanea con Gianpiero Fiorani, il 13 dicembre del 2005, in tutto aveva scontato sei mesi di custodia cautelare, tre in carcere e tre agli arresti domiciliari. Dopo il licenziamento non ha più rapporti con la Popolare e risulta che si occupi di consulenze aziendali. Nei vari procedimenti che lo hanno visto testimone ha sempre dato l’impressione di voler chiarire fino in fondo il suo operato. Rivelando che in alcuni casi era stato lui stesso a organizzare operazioni finanziarie vantaggiose per rimpinguare i conti di clienti che erano stati danneggiati da investimenti andati male a causa di errori in seno all’istituto di credito.

Fiorani in più occasioni l’aveva definito «un amico», eppure Boni compare tra le decine di persone citate come terzi dallo stesso ex banchiere nella causa da 800 milioni di euro che la Popolare ha intentato nei suoi confronti.

Una causa, quest’ultima, che pure a fronte del saldo, lo scorso anno, di una prima tranche della transazione da oltre 40 milioni di euro che dovrebbe chiudere la vicenda, appare ancora lontana dalla chiusura: anche una recente udienza che vedeva la Popolare chiedere a Fiorani il rimborso di sanzioni inflitte dagli organi di vigilanza, e anticipate dall’istituto, è stata rinviata in attesa della definizione della “causa madre”.

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