
Il popolo del Belgiardino ha tante facce ma una sola certezza: il ticket d’ingresso non s’ha da fare, né ora né mai, è una questione di principio. Questo il risultato di una piccola inchiesta condotta fra i lettini a sdraio di una delle aree verdi più frequentate del Lodigiano, per capire cosa ne pensa la gente all’idea di pagare un euro per accedere al parco, come stabilito dalla recente delibera del Comune di Lodi. Gli unici a non dover versare il ticket - che verrà introdotto a partire dal 14 luglio - saranno i residenti di Montanaso Lombardo (il comune entro cui sorge il Belgiardino) e quelli di Lodi (alla cui amministrazione risponde la Gis, la società che gestisce gli impianti sportivi del parco); tutti gli altri, prima di stendere a bordo piscina la propria salvietta, dovranno pagare, fatta eccezione i disabili, i bambini sotto il metro d’altezza e gli sportivi tesserati. «Un euro per cosa? Per l’aria che respiri?» dice Violetta, una giovane mamma melegnanese assai contrariata alla prospettiva di dover versare il seppur piccolo obolo senza avere servizi in cambio. Le fa eco Milady, mamma anche lei di tre bambini: «Veniamo qui spesso e non usufruiamo di nessuna struttura. Ci limitiamo a stenderci sul prato, perché mai dovremmo pagare?». Entrambe comunque continueranno a venire, a differenza del signor Giuseppe Cinque, pensionato di Secugnago, in trasferta a Lodi con la moglie: «Ah sì? Loro mettono il ticket? E io qui non ci metto più piede, glielo garantisco. La trovo un’operazione molto scorretta, proprio adesso che c’è la crisi e le pubbliche amministrazioni dovrebbero garantire alle persone la possibilità di trascorrere le vacanze in città nel modo migliore. Vorrà dire che in piscina andremo a Casale, lì si paga solo l’ingresso in vasca, niente parcheggio e soprattutto niente ticket». Perché va bene che un euro è poca cosa, ma come sottolineano i componenti di un’allegra comitiva di latinos armati di pannocchie e barbecue «questa cifra simbolica va a sommarsi a tutto quello che già paghiamo: cinque euro e rotti per il tavolo di pietra, altri otto per quello mobile con quattro sedie, tre euro e cinquanta per la sdraio, e poi il parcheggio, l’ingresso in piscina e la cuffia per entrare in acqua. Alla fine i gruppi numerosi come il nostro arrivano a spendere un centinaio di euro, un po’ troppo per una giornata in piscina. Secondo noi, al posto del ticket, sarebbe stato meglio introdurre un biglietto d’ingresso più caro, mettiamo cinque euro, nel quale però sia compreso l’utilizzo di tutte le strutture». Un’altra ipotesi alternativa la fa Menia Vimercati. «Non sono contraria a priori all’introduzione del ticket, se serve a migliorare la manutenzione del parco. Ma perché allora non introdurre una multa per chi getta per terra i mozziconi? Il prato è pieno di cicche, camminare a piedi nudi è impossibile». L’amico Michele, che siede vicino a lei, la pensa allo stesso modo: «E vada per l’euro d’ingresso, a patto però che non sia il preludio a un aumento più salato. Un’altra cosa che non condivido è l’esenzione per i residenti a Lodi e Montanaso: avrebbero dovuto estenderla a tutta la provincia». La prospettiva di esibire in biglietteria un documento d’identità che certifichi il comune di residenza non entusiasma nessuno: «Mi sembra un atteggiamento discriminatorio - ribadisce Daniele Di Fiore, neo papà con bimba in arrivo - un tentativo di creare un’utenza d’elite, sul modello di un club privato». Privato si fa per dire, vista la facilità con cui si può penetrare nel parco: «Anche se verrà rifatta la recinzione, entrare sarà facile ugualmente - osserva Angelo Rizzi - io non lo farò, ma con l’introduzione di questo nuovo balzello a molti verrà voglia di scavalcare».
Silvia Canevara
© RIPRODUZIONE RISERVATA