Banco, 5 “poltrone” per i lodigiani

Castellotti, Zucchetti e Curioni in “pole position”

L’assemblea dei soci del Banco Popolare, chiamata a dare il via libera alla “banca unica”, si terrà il prossimo novembre a Verona. Nel frattempo a Lodi sono partite le manovre per individuare i rappresentanti del territorio che faranno parte del nuovo consiglio di amministrazione unico del Banco. Un cda composto da 24 componenti: 6 in rappresentanza di Verona, 6 in rappresentanza di Lodi, 4 in rappresentanza di Novara, 4 tecnici o personalità del mondo economico (senza particolare vincolo territoriale) e 4 manager, di cui già si conoscono i nomi, Pierfrancesco Saviotti, Maurizio Faroni, Domenico De Angelis e Maurizio Di Maio. Quest’ultimo inserito per rafforzare la presenza “lodigiana”, che altrimenti rischiava di risultare annacquata, visto che Saviotti e Faroni rappresentano in qualche modo Verona (dove ha la sede il Banco) mentre De Angelis è uomo che arriva dalla Popolare di Novara.

I giochi, specie sulla piazza lodigiana, sono aperti. I posti disponibili, come detto, sono 5, a cui si aggiunge un rappresentante dell’area toscana. Nel futuro cda del Banco dovrebbero trovare posto l’attuale vicepresidente vicario, Duccio Castellotti, già sindaco di Livraga e deputato della Democrazia cristiana, con una vasta esperienza maturata in Coldiretti. Viene data per certa anche Cristina Zucchetti, al vertice dell’azienda di famiglia e già nel consiglio di sorveglianza del Banco. La manager lodigiana, oltre al peso (anche economico) della Zucchetti, risolverebbe i problemi delle “quote rosa” da rispettare nei cda delle società quotate. Un terzo nome che circola con insistenza è quello di Franco Curioni, imprenditore della Bassa, attualmente vice presidente della Banca Popolare di Lodi. Curioni, personalità molto dinamica, dovrebbe dunque traslocare da Lodi - dove il cda della storica Bpl scomparirà - a Verona.

Da verificare il destino dei presidenti dei cda delle banche controllate (tra cui appunto la Bpl): non è chiaro se saranno automaticamente trasferiti nel nuovo cda unico del Banco. Se così fosse, per Mario Minoja (già consigliere di sorveglianza) si tratterebbe di un ritorno a Verona. I giochi, come detto, sono però ancora apertissimi: basta pensare che la futura “divisione Lodi” avrà competenza su Lodi, ma anche su Crema, Cremona, sulla Toscana, su mezza Liguria con la Banca di Chiavari e sull’area milanese. E dunque - appurato che la Toscana avrà un suo rappresentate - non tutti i consiglieri in “quota Lodi” da inviare a Verona potrebbero realmente appartenere al Lodigiano.

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