Baerlocher, tre indagati per quattro feriti

Depositate le perizie tecniche per l’esplosione del gennaio 2010

Sono state depositate ormai in procura a Lodi tutte le perizie per l'esplosione del 13 gennaio 2010 che aveva sventrato il reparto liquidi della Baerlocher Italia di via San Colombano a Lodi, con tre operai feriti e uno intossicato, e risulta siano tre al momento i nomi sul registro degli indagati: A.S., uno dei responsabili di Baerlocher Italia Spa, P.M., figura di vertice della gestione del personale, e P.G., ingegnere di processo. L'ipotesi di reato è di disastro e incendio colposo ma gli avvisi di fine indagini non sono stati ancora notificati.

Potrebbero essere necessari ancora alcuni approfondimenti dei profili normativi, mentre riguardo alla dinamica non vi sono molti dubbi: una formulazione nuova, la dissoluzione a 120 gradi di resina “eposir” e benzoato di zinco, un sapone metallico, già sperimentata con successo in piccola scala in Germania e ripetuta qui per la prima volta, quel pomeriggio, subito su un quantitativo di una tonnellata tra polvere e liquido. La perizia del pm Caterina Centola, affidata all'ingegner Davide Levo, conta 500 pagine e punterebbe sulla tesi di una “reazione fuggitiva” non prevista: il calore che si innalza all’improvviso, e accelera a sua volta la reazione, la pressione nel contenitore metallico che aumenta, fino a distaccare i cinquanta bulloni di acciaio che chiudono il coperchio. Il motore del miscelatore, che ci stava sopra, viene recuperato a 400 metri di distanza. Per il consulente della procura sarebbe stato necessario un test con quantitativi intermedi, prima di avviare la produzione.

La perizia della Baerlocher, affidata all’ingegner Paolo Centola di Milano, ridimensionerebbe invece la portata dell’evento, escludendo danni alle strutture portanti e un nesso diretto tra lo scoppio e le lesioni ai tre operai che si trovavano nella sala di controllo, investiti dai frammenti dei monitor. Il sindacato provinciale dei chimici di Lodi Filcem Cgil si è a sua volta affidato a un perito, l'ingegner Gianandrea Gino, e si ritiene parte offesa, così come i quattro lavoratori che attendono risarcimenti. Solo nei prossimi giorni però il segretario di categoria Francesco Cisarri deciderà se costituire il sindacato parte civile, in rappresentanza dell’interesse diffuso dei lavoratori alla sicurezza, «a maggior ragione nella chimica». «Non siamo colpevolisti - chiarisce infine Cisarri -, non vogliamo vedere un datore di lavoro in galera, ma se ha delle responsabilità sì, perché poteva scapparci il morto».

Intanto in azienda il lavoro è ripreso in tutti i reparti, e si punta a fare marketing anche per riconquistare clienti dopo che alcune produzioni erano state affidate a terzi durante la ricostruzione da 5 milioni di euro: tutti i 40 operai e anche alcuni amministrativi fanno un giorno di cassa integrazione a settimana, il venerdì. Ma l’obiettivo, apprezzano i sindacati, è di tornare a pieno ritmo.

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