Baerlocher, allarme degli industriali

È preoccupato Alessandro Baggi, presidente dell’associazione industriali di Lodi. Le notizie che arrivano dal fronte Baerlocher non sono positive e Baggi non lo nasconde. «Lodi sta perdendo la propria forza attrattiva, basta vedere la serie di capannoni vuoti nella zona di San Grato», riflette con amarezza Baggi. «In quella zona solo i colossi lodigiani stanno investendo». Il riferimento del presidente è al nuovo polo logistico dell’Erbolario, che sta sorgendo proprio a San Grato.

Presidente, quali margini di manovra ci sono per scongiurare la chiusura o il ridimensionamento della Baerlocher?

«I margini sono minimi perché si tratta di decisioni adottate da una multinazionale, che ragiona su scala mondiale. Sembra di assistere a una scena già vista molte volte nel Lodigiano negli ultimi anni, con ricadute negative non solo per i lavoratori delle multinazionali».

Si spieghi meglio...

«Quando una multinazionale chiude uno stabilimento o riduce la forza lavoro, si hanno conseguenze anche sulle ditte dell’indotto. Pochi giorni fa i miei collaboratori mi hanno sottoposto una ricerca effettuata sul tessuto produttivo lombardo: il 90 per cento delle piccole aziende ha un mercato che è limitato alla provincia di appartenenza o poco più. Capisce che se questo mercato si impoverisce, anche a causa della chiusura delle grandi aziende, i problemi per i piccoli sono enormi. Mi lasci aggiungere una cosa: ho letto il vostro editoriale di oggi (ieri per chi legge, ndr) sulle multinazionali lodigiane: personalmente lo condivido».

Da quanto tempo l’associazione industriali di Lodi non registra nuove iscrizioni?

«Diciamo che da parecchio tempo il livello delle iscrizioni è stabile. E comunque confermo che non cresciamo. Tolti i nomi altisonanti, tra i nostri iscritti si segnalano poi diverse aziende che sono passate da realtà artigianali a realtà di carattere industriale».

Dobbiamo attenderci altre novità negative per l’economia lodigiana?

«Rispondo con la massima prudenza, basandomi sulle informazioni oggi in possesso di Assolodi: dopo Baerlocher, non ci aspettiamo altre notizie negative, almeno per quanto riguarda le imprese medio-grandi. Al contrario registriamo segnali di stabilità. Se però dovesse arrivare una nuova forte recessione a livello mondiale non possiamo escludere che le multinazionali presenti nel Lodigiano rivedano i loro piani».

Unilever la preoccupa?

«Ho avuto un recente incontro con i responsabili dell’azienda di Casale: dovrebbero aver concluso il riassetto e hanno fatto investimenti piuttosto corposi sullo stabilimento».

A livello lombardo quale quadro possiamo delineare?

«Sono reduce da una riunione di Assofond (federazione nazionale delle fonderie, ndr), che vanta centinaia di iscritti nella nostra regione: il livello degli ordinativi è buono, molte aziende si sono ristrutturate in questi ultimi anni, oggi sono più snelle e hanno intensificato i rapporti con l’estero. Il vero problema è la liquidità».

Come al solito attaccate le banche...

«Speriamo solo che arrivi l’annunciata iniezione di liquidità per le banche e che queste risorse aggiuntive vengano usate dal sistema del credito per sostenere le imprese».

Lor. Rin.

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