Baerlocher, 28 posti a rischio

L’ultima parola sarà detta a metà marzo, ma già nell'incontro avvenuto ieri in azienda tra i segretari provinciali dei sindacati e i vertici di Baerlocher Italia, il direttore amministrativo e del personale Paolo Massa e il manager designato dalla proprietà tedesca per ridurre i costi della filiale italiana, si è cominciato a parlare di numeri: sarebbero 38 i dipendenti in esubero, a fronte dei 91 totali attualmente in servizio. Gli impiegati sono 50, gli operai e gli intermedi 41.

«Siamo in attesa di conoscere i piani dell’azienda riguardo al futuro dello stabilimento - dice Francesco Cisarri della Filcem Cgil -: si parla di chiudere il reparto polveri, ma non sappiamo quali ricadute questo avrà sugli amministrativi, sulla manutenzione e sui servizi». I sindacati pongono tre condizioni: una quantificazione certa degli esuberi strutturali, un chiaro piano sociale e, per quanto riguarda la cassa integrazione già in corso, «un affinamento affinché la rotazione coinvolga tutti - sottolinea Cisarri - perché al momento riguarda solo il 75 per cento del personale. Ricordiamo che la cassa comporta una sensibile riduzione del salario».

«La trattativa va avanti - aggiunge Giampiero Bernazzani, segretario provinciale della Femca Cisl -: nell'aria c’era il numero di 40 esuberi, ora siamo scesi a 38. Ma l'azienda non ha ancora comunicato con chiarezza quali risorse intende destinare all’incentivo dell’esodo volontario, dei prepensionamenti. Al momento c’è una cifra, che riteniamo insufficiente, e forse anche per questo motivo i lavoratori eventualmente disposti a lasciare l’azienda non si sono ancora fatti avanti. Il problema è che appena si alza il tono delle richieste sindacali, la proprietà ci ricorda che il suo progetto iniziale era di chiudere lo stabilimento di Lodi, e che se non si arriverà a un accordo quella decisione, comunque, non è stata ancora ritirata».

I sindacati hanno individuato, a seguito di incontri con gli interessati, una dozzina di lavoratori che possono essere accompagnati alla pensione. Il decreto Monti, però, ha spostato di due anni la finestra di anzianità.

Il percorso avviato passa per una richiesta di proroga della cassa integrazione anche per tutto il 2013, per cui quello dei tagli è uno scenario non ancora ufficializzato. Ma la decisione di dimezzare lo stabilimento di Lodi, sia pure senza una data certa, sembra presa.

Car. Cat.

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