Automobilista patteggia un anno e 4 mesi

per la mamma di 46 anni uccisa sulle strisce

nUn anno e quattro mesi di carcere per la morte di Marina Viviani, la guardia penitenziaria travolta sulle strisce pedonali in via Defendente verso le 16 del 22 settembre di quattro anni fa, mentre stava tornando a casa in via dei Cavaloro dopo il turno di lavoro, per andare poi a prendere a scuola uno dei suoi tre figli. L’automobilista oggi 54enne che l’aveva travolta, S.V., nato a Corte Palasio, ha deciso di patteggiare in udienza preliminare, accusato di omicidio colposo in conseguenza di violazione di norme sulla circolazione. Il procedimento penale si sarebbe potuto chiudere molto prima, ma sono stati necessari un paio d’anni per definire il risarcimento ai familiari della vittima. Un risarcimento che finalmente è avvenuto, e che è valso all'automobilista, che era peraltro incensurato, come attenuante. Dell’incidente che sconvolse la città si disse di tutto, perfino che prima di travolgere l’assistente capo del carcere di Lodi la Fiat Punto del cervignanino, che viaggiava in direzione ponte dell’Adda - tribunale, avesse effettuato un sorpasso, ma all’esito delle indagini l'automobilista non è risultato ubriaco e l'unica violazione al codice della strada che gli è stata contestata riguarda il non essersi fermato per dare la precedenza al pedone, che era regolarmente sulle strisce, hanno accertato le indagini della polizia municipale di Lodi.

Il conducente era munito di una patente speciale, per via di un deficit visivo, e la sanzione accessoria disposta dal gup Andrea Pirola è stata quella della sospensione del permesso per due anni. L’esecuzione della pena è sospesa con la “condizionale”.

La 46enne, colpita in pieno dall’auto, era stata scaraventata in aria, ricadendo solo ad alcuni metri di distanza, già esanime, sull’asfalto, con fratture in diverse parti del corpo e un gravissimo trauma cranico. L’automobilista si era puntualmente fermato, sotto shock, e i soccorsi erano stati tempestivi. Ma tre giorni dopo Marina era spirata alla clinica Humanitas di Rozzano, nonostante un disperato intervento chirurgico.

A quell’ora l'automobilista si è probabilmente trovato controsole e la donna era vestita di scuro, tutti fattori che possono aver contribuito alla tragedia. Dopo l’impatto la Fiat Punto aveva anche urtato lo specchietto di un’utilitaria che proveniva dalla direzione opposta, probabilmente a seguito della manovra attuata per evitare il pedone, intravisto solo all'ultimo momento. Senza attenuanti e “sconto” per il rito alternativo, la condanna sarebbe stata a tre anni.

Car. Cat.

© RIPRODUZIONE RISERVATA