Assalto in tribunale armata di coltello: a Lodi assolta l’insegnante

C’è forse una storia di malasanità dietro il grave fatto di cronaca del 26 maggio scorso, giusto un anno fa, quando l’insegnante napoletana M.R.C., 39 anni, precaria nonostante tre lauree, fece irruzione negli uffici della procura della Repubblica di Lodi e colpì con calci e pugni prima una cancelliera, poi il pm Alessia Menegazzo. Il pomeriggio precedente, infatti, si era presentata dai carabinieri a Nola (Napoli) e i militari, resisi conto di avere davanti a sé una persona in crisi, l’avevano accompagnata al pronto soccorso. Ma la donna non risultava censita all’Asl come soggetto con problemi psichiatrici, e così era stata dimessa senza cure, dopo ore.

E lei, allo sbando, aveva recuperato un coltello, aveva passato la notte in treno e alle 8 del mattino era già in tribunale a Lodi, complice il metal detector che non aveva visto il coltello nella borsa. Il gup di Brescia Carlo Bianchetti, che ha giudicato la donna (con rito abbreviato) per competenza territoriale su fatti che coinvolgano magistrati di Lodi, ha disposto una perizia psichiatrica: proprio il consulente del giudice ha puntato l’indice su quanto accaduto a Nola il giorno prima.

La vicenda offre valido sostegno alla tesi del difensore Carlo Maria Speziani, accolta dal gip, di un’incapacità di intendere e volere della donna al momento del fatto, e nelle scorse ore è quindi arrivata l’assoluzione. Ma con l’imposizione di una misura di sicurezza: libertà vigilata presso una comunità per pazienti psichiatrici in Liguria. Dove l’insegnante precaria già si trova da poche settimane dopo il fermo per lesioni a pubblico ufficiale. Per legge dovrà rimanerci almeno un anno, il gup entro qualche giorno depositerà la sua indicazione sulla durata della misura. Però, dato che sussiste allo stato una pericolosità sociale, sia pure “attenuata”, prima che l’insegnante precaria possa tornare libera dovrà esserci una valutazione del tribunale di sorveglianza e quindi una nuova perizia, da ripetersi, se necessario, ogni 12 mesi.

Quando era entrata nel palazzo di giustizia, sembrava una signora a modo, anche abbastanza loquace. Era rimasta per oltre un’ora su una sedia ad aspettare che aprisse l’ufficio del pm. Ma dentro di sé nascondeva la rabbia per una querela che aveva sporto appena un mese prima per il “licenziamento” dalla scuola di Codogno in cui insegnava educazione fisica, e voleva a tutti i costi parlare con il magistrato. Armata.

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