
Una grande spianata deserta, coperta d’asfalto e che taglia in due il quartiere San Fereolo. Ecco come si presenta l’area delle ex Officine Adda, in viale Pavia a Lodi. Uno spazio ampio 35mila metri quadrati, che è da tempo abbandonato a se stesso. Sono infatti passati sette anni da quando l’azienda Abb si è trasferita a San Grato. E dal 2005 si sono succeduti progetti, battaglie legali, provvedimenti in consiglio comunale, ma quello spazio rimane una “ferita aperta” in città. E al momento non si intravedono spiragli per un intervento di riqualificazione.
L’area è privata, di proprietà della Nadir Immobiliare, società del Banco Popolare, titolare dei 34.650 metri quadrati edificabili in zona San Fereolo. In passato si era parlato di ampi progetti di recupero, come la costruzione di grandi torri, piano che è poi finito in un cassetto. Ed è poi spuntato un altro disegno, questa volta elaborato dall’architetto milanese Stefano Boeri, che prevedeva uffici, negozi al piano terra, un albergo da circa ottanta camere e appartamenti di lusso. Nel frattempo il Comune di Lodi ha fissato dei criteri urbanistici per definire un recupero della zona, ma sull’argomento si è scatenato uno scontro a colpi di carte bollate. Oggetto della discordia, i vincoli fissati dal Broletto per le opere da realizzare, in particolare le volumetrie e i progetti di urbanizzazione di cui si dovrebbe far carico la proprietà. Per questo ci sono stati anche due ricorsi al Tar da parte della Nadir, che ha chiesto un intervento del Tribunale amministrativo regionale per tutelare i proprio interessi. Sono stati inoltre organizzati più incontri tra le parti per arrivare ad un accordo, che al momento sembra ancora lontano. «Si sono tenuti dei momenti di confronto per definire le linee d’intervento sull’area - è intervenuto il sindaco, Lorenzo Guerini -. Ci siamo più volte riuniti con i vertici della Banca per ragionare sulle linee guida del progetto». E il primo cittadino ha quindi sollecitato: «Ora i tempi sono maturi per la presentazione di un piano integrato d’intervento. L’iniziativa spetta alla proprietà. Il mio obiettivo è che entro giugno questa prospettiva si possa realizzare, in modo che la città possa discutere in modo aperto di quelle che sono le ricadute pubbliche di quest’opera. Le nostre richieste erano state la realizzazione di un parcheggio, la riqualificazione del parco pubblico e la sistemazione della viabilità del comparto». Anche dalla proprietà fanno sapere che «esiste la volontà di trovare un’intesa che possa essere formalizzata. Stanno lavorando i tecnici su questo punto».
Di fatto però la banca ha ribadito di recente il suo ricorso al Tar. La contestazione riguarda i contenuti degli strumenti di programmazione dell’ente del capoluogo. Il testo sottolinea che l’accordo quadro sul trasferimento della Abb dall’area delle vecchie Officine Adda di viale Pavia alla zona di San Grato prevedeva un indice di edificazione sulle ex Officine pari a 3 metri cubi su metro quadro, mentre nel 2008 il Comune ha approvato un Documento di inquadramento (poi ripreso nel Pgt) che disciplina il recupero di alcune importanti aree della città, tra cui quella della ex Abb: in questo caso l’indice di edificazione scende a 1,8-2,1 metri cubi su metro quadro. Questo è l’incaglio su cui sono partite fitte trattative, per ora senza un esito certo.
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