Ancora ritardi in ospedale a Lodi, è caos per i vaccini: continuano le proteste

In attesa che siano pronti gli spazi esterni, la fiera di San Grato, il Cupolone di Sant’Angelo e il palazzetto di Codogno

Continuano le proteste per le vaccinazioni all’ospedale Maggiore di Lodi. In attesa che siano pronti gli spazi esterni, la fiera di Lodi, il Cupolone di Sant’Angelo e il palazzetto di Codogno, le persone protestano: con i loro anziani ultra 80enni da vaccinare che devono aspettare ore, tutti insieme, nella sala di attesa dei poliambulatori. «Avevo appuntamento alle 11 - commenta una signora di Montanaso - sono stata vaccinata alle 15». Segnalazioni ieri sono arrivate anche da Simona Ruggeri, la figlia di una donna di 80 anni, inviata a vaccinarsi, mercoledì, da Milano a Lodi.

«Mia madre vive da sempre a Milano - racconta in una nota - e per il vaccino ci hanno mandato un messaggio domenica 8 marzo, durante la notte. Il messaggio segnalava l’appuntamento per mercoledì mattina 10 marzo a Lodi. In effetti, nel form di iscrizione di Regione Lombardia, nessuno chiede agli over 80 se hanno la possibilità di spostarsi fuori dalla loro provincia. Voglio elencare per punti l’esperienza vissuta all’ospedale Maggiore di Lodi: primo, tempi di attesa imbarazzanti; l’ appuntamento era alle 10.40, la vaccinazione è avvenuta alle 13.10; in totale ho aspettato 2 ore e mezza; secondo: nessun tipo di indicazione del percorso; tutto è lasciato alla buona volontà del personale addetto alla sicurezza. Non si capisce dove andare, nessun sanitario/addetto alla segreteria fa accoglienza e distribuisce i moduli che è necessario compilare (devi capire tu, che accompagni l’ottantenne, per il passaparola con gli altri utenti presenti e capire che in fondo al corridoio gremito di altre persone in attesa c’è un operatore che distribuisce dei moduli); terzo: mancanza del rispetto delle distanze durante l’attesa; in due ore le persone accumulate sono davvero tante, penso almeno 50 tra corridoio (dove c’è pure l’ingresso a sale esami e ogni tanto passa qualche degente trasportato su lettino); quarto: mancanza dei criteri di chiamata; l’operatore (lo stesso di prima, l’unico presente) non chiama se non le persone vicine a lui, ma è in fondo al solito lungo corridoio; altri aspettano in un’altra sala e non sentono, ad alcuni è pure stato detto di attendere fuori: risultato non si capisce nulla, molti non sentono e alla fine tutti si accalcano intorno all’operatore; quinto: mancato rispetto delle norme di sicurezza nell’ospedale: paradossalmente questa la cosa che mi ha colpita di più: in ingresso ci dicono di aspettare in area attesa, su divanetti vicini al bar. Ho segnalato le stesse cose all’Urp dell’ospedale di Lodi, ma come cittadina mi sento di segnalarle anche alla stampa, sperando che altri lo abbiano fatto».

«Io - aggiunge un anziano di Sant’Angelo, aspetto dal primo giorno di adesione di essere vaccinato -, ho già chiamato due volte il numero verde regionale. Ho 85 anni, 86 a luglio, sono in ossigeno-terapia di giorno e di notte, ho la Bpco, ho avuto un infarto miocardico acuto, ho un’aneurisma all’aorta addominale e una cardiopatia ischemica acuta. Due coniugi che conosco sono stati vaccinati all’ospedale di Sant’Angelo. Non possono vaccinarci tutti lì?». Proteste sono arrivate in questi giorni anche per il mancato vaccino ai disabili non seguite dai servizi. A denunciare la situazione è stata la mamma di Federico Bonifati, Alessandra Casula (che è stata contattata dal ministro Guerini), la Ledha e la consigliera regionale Patrizia Baffi, la quale ha presentato un quesito in commissione sanità al nuovo direttore generale welfare Giovanni Pavesi. Ieri il governo ha inserito queste persone tra le priorità.

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