Anche Salini spinge Lodi verso Crema

Il presidente della Provincia di Cremona: «Zone simili»

Dopo Guido Podestà, intervistato sabato da “il Cittadino”, anche il presidente della Provincia di Cremona spinge Crema verso Lodi. Massimiliano Salini ne ha parlato ieri, illustrando le ragioni economiche e sociali che rendono omogenei i due territori confinanti. L’esponente del Pdl si è spinto oltre, arrivando a immaginare una nuova Provincia che raggruppi Lodi, Crema e l’area di Treviglio.

Presidente, come vi state muovendo in vista della riorganizzazione delle province lombarde?

«Dal punto di vista formale stiamo attendendo l’uscita dei criteri di definizione delle nuove province, di competenza del governo. Poi avremo quaranta giorni di tempo per formulare una nostra proposta di accorpamento, una proposta che parta dal basso, dal territorio. In mancanza di questa decideranno gli enti superiori, in maniera forse più tranciante».

L’ipotesi di una divisione della provincia di Cremona la spaventa?

«No. Fin dal mio insediamento ho fatto presente che i confini della provincia sono rivedibili e migliorabili. Abbiamo una tradizione che vede territori caratterizzati non tanto da distanze di campanile, quanto da differenze importanti dal punto di vista economico, con il Casalasco più affine al territorio mantovano ed emiliano».

Poi c’è il Cremasco...

«Appunto. Si tratta di un’area che ha caratteristiche uniche in tutta la provincia, molto differenti rispetto al territorio cremonese. L’area di Crema è molto più antropizzata e ha una presenza di industrie importanti, su cui peraltro i morsi della crisi stanno facendosi sentire più che altrove. Inoltre ha un tessuto agricolo molto simile a quello lodigiano, orientato all’allevamento e alla produzione di latte. Basta pensare che il 70 per cento circa del latte che si produce in provincia di Cremona arriva dal Cremasco. Senza contare il tema delle infrastrutture».

Quali sono le differenze in questo caso?

«Cremona ha un porto fluviale importantissimo, che comporta uno sforzo enorme e che ha visto impegnati cremonesi e casalaschi in grandi battaglie. I cremaschi, al contrario, quasi non sanno nemmeno di cosa si tratta. Il mio non è un giudizio negativo, ma è una semplice riflessione basata sul fatto che a Crema le esigenze sono altre, dalla strada provinciale Lodi-Crema alla Paullese».

Crema e Cremona, dunque, non sono fatte per stare assieme?

«Ho appena elencato una lunga serie di fattori, dei quali occorrerà tenere conto nei prossimi mesi. Credo che difficilmente si potrà eludere la prospettiva di un accorpamento tra Lodi e Crema, a cui eventualmente aggiungere l’area trevigliese, oggi in provincia di Bergamo».

Davvero una bella scommessa...

«Questa fascia avrebbe numeri molto interessanti, garantendo l’equilibrio fra una tradizione agricola sviluppata e realtà industriali importanti».

Le sue premesse sembrano convincenti. Ma l’aggregazione tra Crema e Lodi è realmente fattibile?

«Gli argomenti forti a sostegno di questa idea ci sono e so che lunedì c’è stato un incontro tra i sindaci di Lodi e Crema. Il sindaco Bonaldi, peraltro, me ne ha riferito l’esito in una telefonata».

Occorrerà coinvolgere anche il presidente della Provincia di Lodi...

«La disponibilità al dialogo con il presidente Foroni è massima, ma deve essere un confronto propositivo. Non ci si mette insieme solo perché si va d’accordo, ma perché l’accorpamento produce reali benefici per i cittadini. Ho già in mente un paio di proposte, una per il settore agricolo e l’altra per le infrastrutture, alla luce anche dei tagli della spending review».

Cremona senza Crema che futuro avrebbe?

«Cremona ha prerogative che la avvicinano molto all’area mantovana. Detto questo, la città di Cremona ha il doppio degli abitanti di Mantova, ha il porto interno più grande d’Italia, capace di movimentare 1 milione di tonnellate di merci l’anno, vanta in collaborazione con Mantova un progetto molto interessante per lo sviluppo della navigazione sul Po. E ancora, Cremona ha un’industria siderurgica enorme, che garantisce sicurezza economica. L’area cremonese, insomma, è molto forte e nella prospettiva di un’aggregazione con Mantova non ha nulla da temere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA