Addio laurea, Lodi perde il corso universitario per infermieri

Infermieri, per il corso di laurea siamo al canto del cigno. Tra pochi giorni 24 studenti della facoltà di via Serravalle, a Lodi, festeggeranno la loro laurea. Sarà un bel momento quello del 25 novembre, nell’aula magna del Verri. Purtroppo però, sarà la penultima proclamazione. A Lodi, infatti, sono rimasti solo gli studenti del terzo anno. Quando arriveranno alla laurea, nel 2017, Lodi perderà definitivamente il corso di laurea in infermieristica. «Mi dispiace - commenta il direttore generale dell’Asst Giuseppe Rossi -, l’Università di Pavia si è ripresa il corso e la facoltà di Milano non ha interesse a espandersi in altre sedi». In seguito alla decisione dell’ateneo pavese di lasciare la sede di Lodi, la direzione strategica dell’Asst aveva cercato di puntare sulla facoltà di Milano. «Purtroppo - dice Rossi - non c’è stato alcun accordo. A strappare l’università a Lodi non è stata una motivazione di finanziamenti. I soldi c’erano. è un problema legato all’accreditamento e al numero di docenti per alunni». Mentre i lavori per il trasferimento della facoltà di veterinaria, a cascina Codazza, proseguono e pieno ritmo e sta per insediarsi l’università dei geometri voluta dal Bassi, il centro storico perde uno dei suoi gioielli della formazione. Il corso di laurea per infermieri era sorto a Lodi tra il 1993 e il 1994, sulle ceneri della storica scuola per infermieri professionali.

In questi 20 anni sono usciti con la laurea oltre 800 giovani. La presenza dei laureandi nei reparti è sempre stata considerata produttiva per gli alunni, ma anche per il personale ospedaliero. Nel caso in cui l’Asst avesse chiuso l’accordo con l’università di Milano, era sul campo la decisione di cambiare la sede, abbandonando le aule di via Serravalle, di proprietà del collegio San Francesco. Come sede alternativa, l’ufficio tecnico dell’Asst aveva preso in considerazione l’ipotesi dell’ex ospedale Fissiraga, anche se erano necessari ingenti lavori di riqualificazione, e l’ospedale Vecchio di piazza Ospitale. Ora questo problema non si pone più. «Il ministero - aveva detto alcuni mesi fa il preside della facoltà di medicina di Pavia Maurizio Montecucco - ha dettato obblighi sempre più stringenti e le facoltà, Lodi come Treviglio, non riescono a garantire le sedi distaccate. Dividere i corsi su 4 sedi significa avere i docenti sufficienti per 4 sedi. Questo è diventato insostenibile. Se ho più sedi i docenti entrano in straordinario e questo pesa economicamente sul bilancio. L’Asst, che ha i suoi costi per gestire il corso di laurea, dal canto suo, non riesce a mantenere la quota per la retribuzione dei docenti. L’Asst riceve 23mila euro all’anno dalla Regione, ma sono insufficienti a coprire le lezioni svolte. L’Asst riconosce all’università una quota parte del finanziamento. Se questa quota parte servisse ad assumere un professore di ruolo in più si potrebbe riaprire la scuola. Il numero minimo per l’accreditamento di una sede, infatti, è di 6 docenti universitari».

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