
Adda, in primavera via all’argine “muro”
Lo dice l’Aipo, il Comune avverte: «Per noi è un impegno formale»
n Le sponde dell’Adda saranno completamente sicure per l’estate del 2014. Perché i lavori, della durata di due anni, inizieranno entro la fine della prossima primavera. A dare finalmente tempi degli ultimi interventi per la messa in sicurezza del fiume è stata l’Aipo, l’ente incaricato di realizzare le difese sul lato destro, dal ponte napoleonico fino alla strada provinciale 202 per Montanaso. Tempi e “volto”, visto che nel convegno organizzato allo spazio Regione, ieri mattina, l’ingegner La Veglia ha illustrato anche i dettagli dell’operazione.
Un’operazione che, finanziata per circa 4,5 milioni di euro dal Pirellone, ha anche suscitato qualche controversia su alcuni particolari tecnici; per tempistiche che l’assessore comunale Enrico Brunetti, rivendicato il ruolo di palazzo Broletto quale artefice principale di tutti gli altri costosi interventi già realizzati o in corso, ha inteso come «un impegno formale, da interpretarsi come «un calendario preciso ed inderogabile». Che nel contesto richiama non solo all’inizio e alla fine delle opere, ma anche allo status del suo progetto: quello definitivo «in fase di approvazione», e quello esecutivo, «che lo sarà entro fine gennaio, per poi essere appaltato nei mesi successivi», ha spiegato l’ingegner La Veglia, indicando per la «primavera inoltrata» il via ai lavori. Quest’ultimi, sostanzialmente, verranno eseguiti con modalità diverse a seconda dei tratti interessati, nel reciproco rispetto delle finalità di salvaguardia e difesa della città e di integrazione degli interventi con il paesaggio circostante.
Argini in terra, dunque, e due nuove chiaviche al Roggione, a monte e a valle, quest’ultima con tanto di idrovora. Ma non solo, anzi. Nelle tratte urbane, dal ponte alla Piarda Ferrari e dove via del Capanno si affaccia sull’Adda, la barriera sarà costituita da un muretto, pressoché identico a quello a valle del ponte sull’Adda, già più alto sia della piena della rovinosa piena del 2002 che di quella di riferimento, talmente eccezionale da potersi verificare una volta ogni duecento anni. Per ulteriore sicurezza, però, il progetto prevede che sui muri, in caso di un’esondazione ancor più catastrofica, vengano apposti dei panconi mobili, pannelli in alluminio che porterebbe l’altezza della barriera, nei 280 metri di lunghezza previsti, tra il “metro e mezzo e il metro e ottanta”, spiega La Veglia; ciò per evitare un effetto «muro di Berlino» fisso, soprattutto in quelle zone dove il progetto ha cercato di garantire anche la suggestione visiva dei cittadini.
«Ma quante persone ci vogliono per metterle? È un rischio, ci mettiamo un cappio al collo» ha contestato Giovanni Bassi, geologo che ha curato il Pgt di Lodi, temendo che le 10 ore canoniche di preavviso per una simile eventualità rischino di essere troppo poche. Brunetti, però, ha rassicurato spiegando che prove simili “sono già state fatte a valle del ponte”, e che in caso di cataclisma il preallarme arriverebbe prima delle 10 ore. Ciò, va da sé, nella speranza che una situazione del genere non capiti mai. E che tra un anno scarso, nel decennale dell’ultima, devastante alluvione, i lavori sulla sponda destra siano comunque davvero una realtà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA