A marzo busta paga più leggera

Busta paga di marzo più leggera per i lavoratori dipendenti. Colpa del conguaglio dell’addizionale regionale Irpef e dell’acconto del 30% sull’addizionale comunale che cominceranno a far sentire i loro effetti proprio dal prossimo stipendio. Poiché le trattenute in busta potranno essere effettuate in più rate, da marzo a novembre, l’effetto dell’impennata delle imposte locali sarà spalmato su più mesi e in parte non è ancora valutabile nella sua interezza. Quasi tutte le amministrazioni del Lodigiano e del Sudmilano non hanno infatti ancora stabilito l’entità delle aliquote sulle quali calcolare l’addizionale comunale 2012, che potranno essere modificate sino al 30 giugno. Le decisioni saranno evidentemente prese in sede di computo del bilancio di previsione ed è probabile, alla luce dei sempre più pesanti tagli dei trasferimenti totali, che molti comuni scelgano di ritoccare le aliquote al rialzo.

ADDIZIONALE REGIONALE

A determinare l’effetto più pesante sui bilanci familiari sarà la prima delle due voci d’imposta. L’art. 28, comma 1 del DL n. 201/2011 (il cosiddetto decreto “salva Italia” del governo Monti), ha infatti stabilito l’aumento dell’aliquota base dell’addizionale regionale Irpef di 0,33 punti percentuali, portandola dallo 0,9 per cento all’1,23. All’aliquota base stabilita a livello nazionale vanno poi sommate le addizionali aggiuntive decise dalle singole Regioni entro il limite di un ulteriore 0,5 per cento. Tali incrementi decorrono dall’anno d’imposta 2011: sono insomma in qualche modo retroattivi, appesantendo il conguaglio di marzo che già verrà calcolato secondo le nuove aliquote maggiorate.

La regione Lombardia, in particolare, ha stabilito a questo proposito per l’anno 2011 l’applicazione di aliquote progressive dell’1,23% fino ad un reddito di 15.493,71 euro, dell’1,63% fino a 30.987,41 euro e dell’1,73% per redditi superiori. Tutte le aliquote sono state dunque aumentate dello 0,33% rispetto al 2010.

Per l’anno d’imposta 2012 le aliquote sono state invece fissate in relazione agli scaglioni statali applicati al calcolo dell’Irpef: 1,23% fino a 15mila euro, 1,58% fino a 28mila, 1,73% per redditi superiori.

ADDIZIONALI COMUNALI

La legge n. 148/2011 (la cosiddetta “manovra di Ferragosto” firmata Tremonti-Berlusconi) ha riconosciuto ai Comuni la possibilità di deliberare, a partire dal 2012, aumenti dell’addizionale fino al raggiungimento di un’aliquota massima complessiva pari allo 0,8 per cento, possibilità che era stata “congelata” nel 2008 dallo stesso Tremonti. L’aumento potrà interessare l’acconto del 30%, da versarsi a partire dal corrente mese di marzo e fino a novembre, solo nel caso che le relative delibere siano state pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze entro lo scorso 20 dicembre, secondo quanto disposto dal decreto “salva Italia” del governo Monti. In caso contrario le eventuali nuove aliquote verranno applicate in sede di saldo dell’imposta, nel marzo del 2013, purché deliberate e comunicate entro il termine di approvazione del bilancio di previsione 2012, al momento prorogato al 30 giugno.

Ai comuni viene inoltre riconosciuta la possibilità di introdurre aliquote progressive differenziate a seconda degli scaglioni di reddito Irpef e di fissare soglie di esenzione in base a specifici requisiti reddituali.

NEL LODIGIANO

Tra i 61 Comuni della provincia di Lodi soltanto Comazzo ha deliberato entro il termine del 20 dicembre 2012 l’incremento dell’aliquota, portandola dallo 0,5 allo 0,7 per cento. Tale nuova aliquota potrà perciò essere applicata già all’acconto del 30%, con decorrenza dal mese di marzo. Sant’Angelo Lodigiano e Casaletto hanno invece pubblicato in gennaio la delibera con la quale confermano le aliquote già applicate nel 2011. Tutti gli altri comuni devono ancora formalmente decidere, per cui utilizzeranno per il computo dell’acconto le aliquote in vigore lo scorso anno.

Da segnalare a tal proposito che solo 3 Comuni su 61 hanno applicato nel 2011 l’aliquota massima dello 0,8%: sono Boffalora d’Adda, Borghetto Lodigiano e Castiglione d’Adda. Sono invece ben 7 quelli che hanno deciso di non far pagare l’addizionale ai propri contribuenti: Guardamiglio, Montanaso, Pieve Fissiraga, Salerano, San Rocco al Porto, Villanova del Sillaro e Terranova dei Passerini. Il capoluogo Lodi ha applicato l’aliquota dello 0,2%.

Sono infine 13 i Comuni che hanno provveduto a disporre soglie di esenzione, cioè limiti di reddito sotto i quali il pagamento dell’addizionale non viene richiesto. Tali limiti sono oltremodo variabili e vanno dai 6.500 euro di Tavazzano, ai 7.500 di Galgagnano, San Martino in Strada e Zelo, agli 8.000 di Brembio e Caselle Lurani, agli 8.500 di Ossago fino ai 10mila di Abbadia Cerreto, Casalpusterlengo, Castiraga Vidardo, Cervignano e Crespiatica. Solo Cavenago ha introdotto una doppia soglia di esenzione: di 7.500 euro quella per così dire ordinaria, che sale a 7.750 per i contribuenti over 75.

NEL SUDMILANO

Nessuno dei Comuni del Sudmilano ha deliberato entro il 20 dicembre la modifica dell’aliquota dell’addizionale, per cui tutte le amministrazioni conteggeranno l’acconto sulla base di quella applicata nel 2011. Nessuno ha stabilito l’addizionale nella misura massima, il Comune che più vi si avvicina è San Donato con lo 0,75%; tutti però l’hanno applicata, compreso Vizzolo che l’ha fissata allo 0,13%, la più bassa della zona. Cerro al Lambro, la cui aliquota nel 2011 era dello 0,3%, ha però imboccato (con delibera del 30 gennaio 2012, pubblicata sul sito del Ministero il 13 febbraio) la strada della tassazione progressiva, con aliquote differenti per differenti scaglioni di reddito: 0,3% fino a 15.000 euro, 0,6 fino a 28.000, 0,7 fino a 55mila, 0,75 fino a 75.000, 0,8 per redditi superiori. Essendo il provvedimento di gennaio, tali aliquote saranno applicate in sede di saldo.

Quanto alle esenzioni, solo tre Comuni le hanno introdotte: la soglia più elevata riguarda Peschiera Borromeo dove l’addizionale non è dovuta per i redditi fino a 15.000 euro; a Carpiano l’esenzione è attiva fino a 13.200 euro, a Colturano fino a 9.000.

CONCLUSIONI

Ora la palla passa ai sindaci, per i quali far quadrare i conti è sempre più difficile. La leva fiscale nelle loro mani non riguarda soltanto l’Irpef, ma anche la nuova Imu per la quale sono chiamati a decisioni ugualmente complesse. Sono due aspetti della stessa questione, che andranno contemperati secondo una linea di massimo equilibrio. Di certo resta all’orizzonte l’ennesimo salasso per le tasche dei cittadini.

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