A Lodi il summit delle Province

La soppressione delle Province? Una decisione infausta, che non farà risparmiare che pochi centesimi alla macchina dello Stato. Che influirà negativamente sul taglio di un’infinità di servizi ai cittadini. Che darà nuova linfa alla burocrazia.

È quanto è scaturito, all’unanimità, nel corso della riunione della Consulta dei presidenti dei consigli provinciali della Lombardia, convocata ieri mattina a Lodi. Una convocazione richiesta a gran voce da Massimo Codari, presidente del consiglio provinciale di Lodi, in pieno ferragosto, a poche ora dal varo della manovra che prevedeva la cancellazione delle Province al di sotto dei 300.000 abitanti. In Lombardia sarebbe stata spazzata via solo Lodi, e i presidenti dei consigli provinciali della nostra regione accettarono di buon grado di riunirsi a Palazzo San Cristoforo lunedì 5 settembre. Il che è avvenuto. Ma tutti ignoravano che una correzione ulteriore alla manovra di ferragosto avrebbe previsto la cancellazione in blocco dell’ente provincia. Altro che Lodi. Via tutte quante, da Aosta a Sicuracusa.

Ieri mattina sono giunti a Lodi i presidenti dei consigli delle province di Milano (Bruno Dapei), Pavia (Vittorio Poma), Lecco (Carlo Malugani), Cremona (Carlo Alberto Ghidotti), Mantova (Simone Pistoni), Como (Ferdinando Mazara), Monza e Brianza (Angelo De Biasio), Varese (Luca Macchi). Erano presenti inoltre il presidente della Provincia Pietro Foroni e i vertici dell’Unione delle Province Lombarde, guidati dal direttore Giuseppe Valtorta. È stato invitato eccezionalmente a prendere parte ai lavori anche Ferruccio Pallavera direttore del «Cittadino», al quale è stato poi chiesto un intervento in aula.

Da parte dei presenti gli interventi sono stati pressoché unanimi: abbiamo uno Stato che costa troppo, esistono tantissimi centri di spesa che non sono noti alla gente, mentre l’opinione pubblica considera solo le Province quali enti inutili da tagliare.

In caso della loro cancellazione - è stato più volte evidenziato nel corso della riunione di ieri - alcune delle funzioni svolte dalle province potrebbero essere assegnate ai Comuni, a un ente intermedio tutto da individuare, tipo l’assemblea dei sindaci. Ma come potrebbe un’assemblea di sindaci affrontare e decidere su argomenti di forte impatto, quali ad esempio la dislocazione di una discarica, l’apertura di una nuova autostrada o l’insediamento di un grande polo produttivo?

I vari rappresentanti delle province di Lombardia presenti nella mattinata di ieri hanno portato esempi lampanti di quanto potrà verificarsi se il governo proseguirà sulla strada intrapresa. Ad esempio, il consiglio provinciale di Milano dovrebbe essere ridotto da 36 a 18 componenti. Resterebbero però in vita i consigli di zona della città di Milano, i cui componenti sono trecento. Ebbene - è stato chiesto nell’incontro di ieri a Lodi - ha senso assegnare a solo 18 consiglieri provinciali la rappresentanza e la guida politica di un’area molto vasta e densamente popolata come la Provincia di Milano (tre milioni di abitanti) e tenere invece in vita i 300 esponenti dei consigli di zona di Milano?

Tra le problematiche affrontate, anche quella della necessità che tutti i Comuni, di piccola o media entità, inizino a lavorare insieme per il loro futuro: l’unione dei Comuni - è stato detto - è da perseguire.

Forti preoccupazioni sono state espresse sui continui tagli ai trasferimenti dello Stato alle Province: nelle ultime tre manovre, i tagli sono arrivati a quota 7 miliardi, con una situazione ormai insostenibile e ingestibile per il futuro.

Ha colpito la frase di pesante critica e di grande scoraggiamento espressa ieri a Lodi dal presidente del consiglio provinciale di Varese: «Siamo sempre più delusi da questo modo di fare politica. Sono sempre più deluso dai miei rappresentanti al governo. Andare a Roma allontana dal territorio e dai suoi problemi».

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