A Lodi il Cup e gli ambulatori del Maggiore si trasferiranno nell’ex maternità

Una maxi area di 2400 metri quadrati ospiterà la casa di comunità. Il dg Salvatore Gioia: «Stiamo incominciando a svuotare gli attuali uffici per iniziare i lavori»

L’ex maternità si trasforma nella casa di comunità di Lodi. Il direttore generale dell’Asst Salvatore Gioia ha annunciato l’inizio delle operazioni di svuotamento dell’edificio di viale Savoia. Le funzioni oggi collocate al piano terra, al piano rialzato e al primo saranno spostate al secondo, con un gioco ad incastri per consentire lo svolgimento dei lavori. All’interno della casa di comunità, che si snoderà quindi sui primi 3 livelli dell’edificio, in un’area di 2400 metri quadrati, saranno trasferiti il Cup e il punto prelievi, attualmente al primo piano dell’ospedale Maggiore e tutti gli ambulatori, attualmente divisi tra il quarto piano e quello rialzato dello stesso presidio.

«Incominciamo a mettere un po’ di ordine - spiega il direttore generale -, attualmente i servizi sono sparsi e i percorsi un po’ tortuosi: una persona prende la scala mobile, si reca per un prelievo al primo piano, poi magari deve andare a effettuare una visita in ambulatorio e deve scendere al piano rialzato. La gente sarà anche meno compressa, questo per problemi di sicurezza e distanziamento, in vista anche di una eventuale nuova emergenza sanitaria. Avremo spazi anche per i medici di medicina generale, considerati un hub per loro, mentre quelli sul territorio restano e sono considerati spoke. Stiamo già lavorando su questi temi con un pool di medici di medicina generale. Stiamo procedendo alacremente con lo svuotamento dei locali, entro fine anno l’iter sarà ben avviato».

A Lodi la programmazione regionale prevede due case di comunità. «I finanziamenti Pnrr riguardano quella che sarà insediata nel padiglione ex maternità - aggiunge il manager -; i finanziamenti sono pari a circa 2,5 milioni tra fondi Pnrr e fondi regionali; il progetto è stato già approvato in linea con le scadenze (milestone) europee entro lo scorso 31 marzo ed inviato ad Aria per la gara di affidamento lavori. Il completamento è previsto entro il 2024, come da obiettivi regionali. Anche per Zelo il progetto è approvato per circa 2,5 milioni totalmente finanziati da Pnrr e il completamento è previsto entro il 2024. Le altre case di comunità di Sant’Angelo, Codogno e Casale sono state avviate e sono funzionanti; tutti i progetti sono approvati e in alcuni casi i cantieri sono avviati (ad esempio per il nuovo Cup e centro prelievi e il Pua punto unico di accesso, a Sant’Angelo: sono finite le demolizioni e si sta avviando la ristrutturazione nei locali ex Cup e Croce bianca)». Il manager contesta la descrizione di casa di comunità come “scatola vuota”. «Non è vero - dice - che c’è solo quello che c’era già prima altrove. C’è anche quello che c’era prima, ma c’è di più. Le case di comunità sono nate sulla base del decreto ministeriale 77 che vale per tutte le regioni, anche per la Lombardia. Le vecchie attività distrettuali vanno riorganizzate: si mischiano i servizi che erano già presenti con quelli che arriveranno. Il Pua, per esempio, sta funzionando benissimo, serve per indirizzare il paziente e risolvergli i problemi più semplici. Non è vero che non funziona niente».

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