800 esodati nel Lodigiano

Il nostro minimo comune denominatore? Beh, non prenderemo mai la pensione». Gli esodati non avranno in tasca l’assegno della previdenza, ma a nessuno di loro manca l’ironia. Adesso, però, hanno deciso di creare un comitato tutto lodigiano per condurre la loro battaglia, sul territorio, infatti, ci sono più di ottocento persone che si trovano nella stessa situazione: una volta licenziati, dopo essere passati attraverso cassa integrazione e mobilità, hanno siglato un accordo per raggiungere la pensione, un pezzo di carta che con la nuova riforma Monti non è più valido. Risultato? Alcuni non sanno ancora quando potranno finalmente chiamarsi “pensionati”, altri dovranno sborsare cifre esorbitanti per versare i contributi volontari (la somma si aggira attorno ai 16mila euro all’anno), altri ancora devono campare con i 700 euro della mobilità, fino a quando questa durerà.

Tutti si sentono arrabbiati, insicuri e anche invisibili, perché nessuno sembra tenerli davvero in considerazione. È anche per questo che gli esodati hanno pensato di uscire alla scoperto e farsi conoscere, rivolgendo un appello a patronati, province e comuni affinché non si dimentichino il loro dramma. «Da soli non si riesce a far niente, ma l’unione fa la forza», esorta Piero Lombardi, esodato dell’Unilever.

A tenere le fila della squadra è, per il momento, Luigi Lacchini, il quale sta cercando di far nascere una piccola rete, affinché tutti coloro che condividono il problema possano rivolgersi al comitato: «Molti non conoscono ancora la nostra situazione - spiega -, dal momento che il nostro futuro è incerto vogliamo spiegare a tutti quali sono i nostri problemi, molti di noi non avranno uno stipendio dalla fine della mobilità fino al raggiungimento della pensione, un periodo di tempo che può essere piuttosto lungo».

Questa sera gli esodati si metteranno in viaggio per partecipare alla manifestazione di Roma, ma cercheranno di ritagliarsi uno spazio anche in altri appuntamenti. Per la mobilitazione nello capitale ieri stavano già preparando uno striscione: “Esodati... in cerca di futuro”. «Stiamo pensando a una “24 ore degli esodati”, durante la quale ognuno racconterà la sua storia, seguiranno momenti di musica e intrattenimento». Fino a questo momento, il gruppo ha ottenuto l’aiuto del segretario della Filcem Cgil Francesco Cisarri e del responsabile del patronato Inca Stefano Ruberto: «Ci confortano, ci aiutano a capire le leggi e anche a “digerirle”», scherza Lacchini, il quale sottolinea che però non ci sono bandiere sindacali, il comitato è aperto a tutti.

Il comitato, in fondo, permette a tutti coloro per cui la pensione è diventata un miraggio di non sentirsi soli: «Si provano momenti di angoscia e di incertezza insopportabili - commenta Roberto Fenini, ex dipendente Abb -, una situazione mai vista sul fronte del lavoro. I decreti sono stati rimandati tutti i a giugno. Si vive alla giornata, in attesa che il ministro Fornero decida del nostro futuro».

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