Un’altra voce dei “mille al mese”

Ricercatori, medici, artisti, giornalisti, tutti lavoratori altamente qualificati, che si sono laureati, hanno seguito corsi di specializzazione in Italia e all’estero, master, dottorati, che hanno fatto stage in aziende e anche insegnato all’università, ma non basta. Tutto questo in Italia non basta per essere pagati il giusto, guadagnarsi non solo uno stipendio all’altezza della propria professionalità ma anche solo per assicurarsi un futuro adeguato o anche la semplice sopravvivenza. Lavori che permettano di avere una casa, una famiglia, neppure di vivere da soli: altro che bamboccioni. Sono i giovani protagonisti del libro di Eleonora Voltolina, Se potessi avere 1000 euro al mese, perché negli ultimi anni le retribuzioni nel nostro paese hanno fatto un passo non avanti ma indietro e anche il titolo del saggio del 2006 di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa, Generazione mille euro oggi dovrebbe essere rivisto al ribasso. Dati alla mano, Voltolina spiega come «in un decennio, tra il 1992 e il 2002, il salario mensile iniziale sia sceso. In soldoni, se nel 1992 un neodiplomato prendeva come primo stipendio l’equivalente di 1200 euro al mese, dieci anni dopo era già sceso a meno di 1100; stesso discorso per un neolaureato, da 1300 a 1200». Di fatto nel 2009 il reddito medio dei contribuenti dai 15 ai 24 anni è stato di 6856 euro, meno di 600 euro al mese. Con punte di «eccellenza» in Lombardia dove si arriva a 8481 euro quindi alla “fantastica” cifra mensile di 800 euro, al minimo della Calabria dove si tratta solo di 418 euro al mese. Un vero e proprio dramma che riguarda una fetta della popolazione composta da 22 milioni di persone, tanti sono gli under 35 - compresi quindi i neonati - che rappresenta il 36,9% dell’intera popolazione italiana composta da poco più di 60 milioni di persone. Una fetta di popolazione che è decisamente inferiore a quella di altri paesi europei, e Voltolina porta ad esempio la Francia dove i giovani sono il 6% in più.

I giovani sono anche pochi, quindi, ma questo non è sufficiente a ridurre il problema della precarietà, che è poi limitazione della democrazia perché solo «un paese dove i cittadini vengono pagati il giusto è un paese libero». Che possibilità hanno questi giovani di dire la loro, quale abitudine a dire e imporre la loro opinione ha una generazione abituata ad una sorta di schiavitù indotta dalla precarietà lavorativa, che si trasforma in precarietà di vita? Nessuna, spiega Voltolina che in questo volume che tutti dovrebbero leggere in un momento in cui, indifferentemente dall’età anagrafica, si guarda ad un futuro dove le certezze verranno forse meno anche per chi era abituato ad averle. E la precarietà non sarà più un problema per giovani.Racconta, Se potessi avere 1000 euro al mese, tante storie, di ragazzi tutte vere, tutte al limite dell’incredibile e al limite della povertà per chi comunque cerca di affermarsi anche inseguendo le proprie passioni e magari non vuole lasciare l’Italia anche solo per dare forma ai propri diritti usurpati. «Il ricambio generazionale è l’unico antidoto al declino. Solo quando i giovani potranno prendere sulle spalle questo paese, potendone decidere la politica, le strategie economiche, i piani di rilancio, allora avranno davvero l’opportunità di ricostruire un’Italia adatta a loro, capace di investire e di aiutarli a crescere e a realizzare innovazione e cambiamento, ma soprattutto di valorizzare il loro lavoro».

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ELEONORA VOLTOLINA, Se potessi avere 1000 euro al mese. L’Italia sottopagata, Laterza, Bari - Roma 2012, pp. 168, 15 euro

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