Romanzo breve e metaforico, La fune è la storia di un gruppo di uomini di un villaggio che si inoltra nel bosco per cercare la fine di una misteriosa fune tesa tra gli alberi, e ci incolla dall’inizio alla fine a un senso di suspence. Bernhard che pressa il tabacco nella pipa ed esce di casa. I contadini, Ulrich, che si inginocchia e tende la corda il più possibile, Raimund che fa lo sbruffone e si dice convinto che si tratti dello scherzo di un ragazzino, e Michael, che si arma di arco e frecce. Intorno i rumori della foresta, gli ululati dei lupi e il silenzio. Quello delle loro anime e del tempo che scorre illudendo le donne immerse nei lavori domestici dell’immutabilità delle cose. Piccoli segnali, corpi feriti che presagiscono un epilogo tragico: e la vita che non finisce mai, eterna nella volontà di personaggi esemplari. Rivive l’eterna lotta tra forze dell’ordine e del disordine del ciclo norreno, dove il villaggio è l’Asgard sacro protetto dall’intrusione dei giganti del recinto esterno Utgard. A tratti irresistibile, a tratti cupo.
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Stefan aus dem Siepen, La fune, Editore Neri Pozza, Milano 2013, pp. 166, 14.50 euro
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