Un viaggio noir pulp e picaresco verso il Kansas

Nato in Texas nel 1951, scrittore prolifico avvezzo a disparati generi letterari con una predilezione per ciò che a vario titolo è assimilabile alla cosiddetta letteratura pulp, maestro di svariate arti marziali che ha saputo contaminare le une con le altre creando una propria originale scuola, Joe R. Lansdale ambienta questo picaresco romanzo noir, truculento e ironico, nella sua aspra terra natale, in un’epoca marcata dalle gesta di banditi e cacciatori di taglie, ricordi di efferati cheyenne, cittadine sperdute in lande semidesertiche, bordelli dove si spara con grande facilità e devastanti epidemie. Jack Parker e la sorella Lula rimangono presto orfani di mamma e papà uccisi dal vaiolo, abbandonano l’East Texas e si avventurano insieme al nonno in un viaggio verso il Kansas alla ricerca della fantomatica zia Tessla. Mentre su una pericolante imbarcazione attraversano il fiume Sabine, vengono investiti da una tromba d’acqua e aggrediti da un gruppo di fuggiaschi criminali capeggiati dal laido Fatty e dal torturatore Cut Throat, che si sbarazzano del vecchio Parker e rapiscono la giovane nipote. Jack, novello eroe costretto a farsi coraggio in un mondo senza pietà, deciso a ritrovare ad ogni costo la sorella Lula, s’imbatte in una coppia di stravaganti cacciatori di taglie, il cinico e raffinato nano Shorty e l’enorme mezzo negro Eustace Cox, cui promette, a missione compiuta, di cedere la terra ereditata dai genitori. Ad arricchire i caratteri di quella che si trasforma in una favola nera c’è Hog, poderoso e servizievole maiale selvatico che dorme con gli uomini buoni e non esita ad azzannarne i nemici. La colorita combriccola, cui si unisce la prostituta Jimmie Sue, destinata a lasciare definitivamente il mestiere per il cuore di Jack, e lo sceriffo Winton, incurante di eccedere i confini della sua giurisdizione pur di intascare i proventi delle taglie, si lancia all’inseguimento dei rapitori. Il luogo terribile e mitico dove si sarà costretti a entrare per dare la caccia ai banditi è la grande Foresta, ricovero di carogne e ogni sorta di malfattori, nascondiglio di diavoli irredimibili ed estremamente pericolosi. Ma tra le maglie di un racconto molto ben costruito, con la giusta dose di suspense, il mestiere del provato artigiano e un’agilità narrativa che rende leggere centinaia di pagine, si aprono momenti di meditativa sorpresa, pause più serie nel bel mezzo della rutilante evasione in cui l’anima di alcuni personaggi si mostra complessa, divisa tra l’anelito al bene e al male, combattuta tra le opposte tendenze del basso più cupo e violento e dell’alto, spostando il romanzo oltre i limiti del genere e dando corpo a passaggi di rimarchevole letteratura. Ed è il caso soprattutto del nano Shorty, la cui disillusione in materia d’amore e umanità non gli impedisce di contemplare dal suo telescopio la volta stellata e intessere con il giovane Jack conversazioni di contagiosa e stralunata intensità metafisica. Gli sgozzamenti, le torture selvagge, i tiri di fucile con pallettoni che aprono crateri nei ventri e tutto il sanguinario corredo di imboscate e di scontri fatti rivivere con un gusto per il particolare spesso raccapricciante finiscono così per tacere in un rasserenante happy end, ai cui sgoccioli è Jack, questa volta, ad alzare gli occhi verso il mistero silente del cosmo e a riflettere. “Mi chiesi se la mia vecchia idea di Dio, del cielo, delle arpe e degli angeli non fosse troppo piccola per contenere tutto ciò che stavo guardando...».

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Joe R. Lansdale, La foresta, Einaudi, Torino 2013, pp. 352, 18,50 euro

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