Un uomo e sua madre alla fine di una vita

In un Messico dilaniato dai vari conflitti sociali Guadalupe Chávez ha lottato contro tutti e tutto per difendere la dignità della propria vita, quella dignità calpestata da più parti, lei ragazza madre lasciata sola con sei figli obbligata a fronteggiare le ipocrisie di una società ancora rigidamente maschilista. Costretta a una serie di peregrinazioni attraverso il Paese, per cercare di dare ai suoi figli delle migliori condizioni di vita Guadalupe ha dovuto prostituirsi per riuscire a sopravvivere. Quella narrata è una vicenda avventurosa e fuori dagli schemi giunta ormai al capolinea con la donna definitivamente condannata da una malattia incurabile. Proprio al suo capezzale, abbandonata da tutti in una corsia d’ospedale, il figlio maggiore troverà la forza per ricostruire il suo cammino. Il tempo morto al fianco della madre morente diviene così una sorta di laboratorio creativo di scrittura in cui il narratore cercherà di confrontarsi con i propri ricordi e di ricostruire la sua storia che è allo stesso tempo quella di un Paese violento e contraddittorio come il Messico.

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Julián Herbert, Ballata per mia madre, Gran Vía, Roma 2014, pp. 221, 14.50 euro

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