Un surreale omicidio fra le calli di Venezia

Un ritorno - per così dire - con il botto quello di Gianni Farinetti con La verità del serpente, un noir atipico in una Venezia tirata a lucido per il festival del cinema dove tra vecchi merletti, giovani impiccioni, acide zitelle e incredibili personaggi il delitto viene servito a tavola. Sebastiano Guarenti, apprezzato sceneggiatore, si trova a passare alcuni giorni al Lido per assistere alla proiezione di un suo lavoro presentato fuori concorso al festival e lo fa approfittando dell’ospitalità di una sua vecchia conoscenza, Giorgio Leonelli, nobile veneziano ormai decaduto con una famiglia che è riuscita a dilapidare nel giro di un paio di generazioni un capitale enorme. In casa dell’amico farà così conoscenza di un gruppo assai assortito di ospiti che per le ragioni più disparate si trovano riuniti in questa vecchia magione. Dal grosso e grasso finanziere svizzero, con relativa amante al seguito (con la metà dei suoi anni e un terzo del suo peso) invitato dalla moglie separata e tirannica di Giorgio, alla coppia di acide sorelle ormai anzianotte della Torino bene (Marisi e Anita), all’attraente avvocato Renata Lequio, al giovane Checco, amico della giovane figlia di Giorgio e tanti altri. Un ambiente paradossale in cui improvvisamente, tra pettegolezzi e futili chiacchiere, viene ritrovato il corpo annegato della signora Marisi. Omicidio o suicidio? Sebastiano Guarenti si troverà così invischiato in una sorta di indagine particolare tutta sua, in un giallo dove sono più i momenti di ilarità che quelli di suspense, in un romanzo a molte voci, in cui predominano soprattutto quelle femminili, e in cui l’unica grande protagonista indiscussa è Venezia con le sue calli e i suoi canali.

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GIANNI FARINETTI, La verità del serpente, Marsilio Editori, Venezia 2011, pp. 302, 18 euro

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