Un volo verso New York su di un Boing 767 della LOT, la compagnia di bandiera polacca, l’improvvisa esplosione sui cieli dell’Atlantico, la picchiata verso le fredde acque dell’oceano. Questo l’incipit dell’ultima fatica di Krzysztof Varga che vede il protagonista, Krystian Apostata, artista ormai fallito e disilluso in viaggio verso la Grande Mela per partecipare a una convention dedicata ai giovani (e non più tanto) artisti polacchi, che, consapevole della propria condanna a morte, rivede e ripercorre in un rapido flashaback i momenti salienti della sua vita. Un viaggio che non è solo una ricostruzione della parabola discendente verso gli inferi del protagonista, ma anche l’occasione per descrivere un’amicizia venticinquennale che lo ha legato indissolubilmente a Jakub Fidelis, dalle scuole sino all’università ed oltre, personaggio che conta dei circoli intellettuali ed artistici di Varsavia, famoso ballerino, vera star di circoli glamour che contano, decisamente un very important people. Dai turbamenti adolescenziali della Polonia dei primi anni Ottanta alle prime esperienze di vita, alla maturità dove di fronte ai continui scacchi del pittore Apostata fa da contrappeso l’ascesa inarrestabile dell’amico, alter ego del protagonista. Un romanzo avvincente dove alla disgregazione del mondo di Krystian, abbandonato da tutti gli amici e anche dalla compagnia Kasia, destinata a divenire la nuova fiamma di Jakub, fa da contrappeso la fine del blocco comunista che Varga ricostruisce qua con uno stile avvicente in punta di penna.
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KRZYSZTOF VARGA, Viali dell’indipendenza, Barbès, Firenze 2012, pp. 297, 14 euro
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