Un mondo senza Wall Street

L’utopia concreta di François Morin: un’unica moneta e un’unica fiscalità per un’economia trasparente ed etica

François Morin, professore emerito di scienze economiche all’Università Touluse-I ed ex membro del Consiglio Generale della Banca di Francia, scrive cha va messa a fuoco l’autentica radice della crisi economica: la finanza ha cessato da tempo di essere una risorsa per l’economia reale ed è divenuta null’altro che un generatore di bolle speculative.

Le liberalizzazioni dei tassi di cambio e d’interesse, avvenute rispettivamente negli anni settanta e ottanta, sono state la premessa della nascita di un mercato connesso alla copertura dei rischi, consistente nel trading di quei prodotti derivati rispetto ai quali ancor oggi il G20 non ha preso delle decisive risoluzioni, pur essendo proprio essi, all’origine, il «focolaio d’infezione» che ha messo a rischio la solvibilità degli Stati. L’altro aspetto fuori controllo di questo capitalismo, secondo Morin, è lo strapotere assunto dai grandi azionisti – espressione degli oligopoli bancari – delle aziende capitalizzate, i quali possono pretendere a priori delle rendite insensatamente elevate, da tradurre a proprio esclusivo vantaggio in corposi dividendi.Ritenere che la crisi possa essere superata tenendo a bada le banche troppo grandi per fallire, cioè ripristinando una sana concorrenza nel settore, è d’altra parte per Morin una pia illusione, poiché la finanziarizzazione dell’economia ha reso quest’ultima un fine in se stessa, non un mezzo per degli scopi, falsando a vantaggio di pochi la nozione stessa di concorrenza. Anche l’idea secondo cui basterebbe rendere più trasparente il mercato dei derivati per cancellare i rischi e ritornare a una situazione di equilibrio, non revoca il contestabile dogma, secondo Morin, del neoliberismo contemporaneo: «non esiste finanza liberalizzata senza mercati di prodotti derivati».Quello necessario non è dunque un ritorno alla «concorrenza» o all’«equilibrio», come vuole la teoria economica standard, fiduciosa nella capacità auto-regolativa dei mercati, ma un radicale cambiamento di paradigma, che incida davvero sulle pratiche dell’economia. In caso contrario, le soluzioni potrebbero tutt’al più apporre una pezza ai problemi del presente, consentendo allo status quo di sopravvivere in qualche modo fino alla prossima letale crisi, in una sorta di automatismo post-mortem dell’economia mondiale, come accade a «un’anatra zoppicante a cui è stata tagliata la testa, ma che continua a correre». Il punto è: fino a quando? All’opposto, intendere la moneta come un «bene comune», giungendo per tappe a una moneta internazionale ma non necessariamente unica, basata su un paniere di monete, sgonfierebbe alla radice le manovre della speculazione finanziaria, poiché la sua costituzione implicherebbe l’elaborazione di regole condivise sulla formazione dei tassi di interesse e di cambio, che tengano in egual conto i diritti dei creditori e quelli dei debitori. Contestuale alla riforma monetaria internazionale, dovrebbe poi essere per Morin l’avvento di una fiscalità altrettanto internazionale, che preveda l’abolizione dei paradisi fiscali e del segreto bancario, nonché la tassazione delle operazioni finanziarie sul modello dell’idea di Tobin. Per quanto riguarda il superamento dell’arbitrio dei grandi azionisti, la posizione di Morin è non meno radicale, e chiama in causa la riformulazione dei rapporti di proprietà nelle società di capitali, in modo che in una «impresa partenariale alternativa» gli utili siano equamente distribuiti tra chi apporta i fondi, il top management e i salariati, senza che una parte sia costretta ad assumersi più rischi dell’altra, come accade attualmente a scapito del lavoro. Quali sono i tempi di questa utopia concreta? Inevitabilmente lunghi, tuttavia i contraccolpi della realtà sono sempre più pressanti, e proprio per questo il libro di Morin dovrebbe essere portato rapidamente all’attenzione di un pubblico multidisciplinare, per innescare un ragionamento comune tra cittadini, politici, economisti e scienziati sociali.

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FRANÇOIS MORIN, Un mondo senza Wall Street? Marco Tropea Editore, Milano 2011, pp. 157, 15 euro

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