Un giallo storico per la nuova eroina di Alice Basso

Ne “Il morso della vipera” l’autrice lascia Vani Sarca per un personaggio che si muove nella Torino in piena epoca fascista

Dire addio (o arrivederci?) a una propria creatura letterario è la cosa più difficile di tutte. Il salto nel vuoto è doppio se questa è pure amatissima da migliaia di lettori. Alice Basso riesce nell’impresa di lasciare da parte la sua Vani Sarca - ghostwriter con l’inchiesta poliziesca nel sangue - per approdare a qualcsa di completamente differente - un romanzo storico - che però conserva una linea di continuità con i libri precedenti per la presenza di una nuova protagonista, una figura che pare destinata a raggiungere - e superare - il consenso ottenuto dalla “collega” Vani.

Siamo a Torino, nel 1935, in piena epoca fascista. Anita Bo è una dattilografa, impiegata presso una casa editrice che pubblica i polizieschi degli autori americani, diffondendo un genere poco amato dal regime. Anita è bella, fintamente svampita, molto intelligente, poco accondiscendente con le regole imposte da gerarchi e camice nere. E - naturalmente - si troverà ad avere a che fare con un’indagine di polizia per ristabilire una verità nascosta.

Dietro a una storia che ricorda quelle del cinema dei “telefoni bianchi” Alice Basso realizza una cosa complessa che rappresenta un deciso passo in avanti rispetto ai suoi fortunati romanzi precedenti. La connotazione storica è sempre complessa da affrontare e l’autrice supera l’esame con una ricostruzione precisa e pertinente, anche se mantiene sempre il tono brillante come strada maestra. Anita che negli anni Trenta rimanda il matrimonio con il suo bellissimo promesso sposo per trovarsi un lavoro è un’eroina modernissima che scopre dai romanzi hard boiled americani che «lo sporco nascosto sotto il tappeto può essere tanto affascinante». Alice Basso come lei “alza quel tappeto” per mostrare lo sporco - questa volta italianissimo - del regime mentre in apparenza racconta storielle di amori non consumati e passioni tradite. La sua presa di posizione è senza mezzi termini, contro la censura, contro le imposizioni del governo fascista, che Anita si trova a fronteggiare una volta arrivata “all’età della ragione”, ribellandosi a una società che la vorrebbe bella e moglie e madre, senza troppi grilli per la testa. Dietro tutto questo una trama gialla che l’autrice maneggia facendosi guidare dall’anima di Chandler e dagli amati scrittori di “Black mask”.

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