Tre figli alla ricerca

di due folli genitori

Chissà se l’editore danese di Hoeg, Jakob Malling Lambert, ha apprezzato il ringraziamento che lo scrittore pone alla fine del suo nuovo libro. Fatto sta che in quella dedica c’è molto del segreto del romanzo: «Un uomo ricco di idee e tenace nel tenere in mano sia la matita sia lo scalpello». La prosa di Hoeg - autore best seller con il suo Il senso di Smilla per la neve, da cui è stato tratto anche un film nel 1997 - è infatti un mix, riuscitissimo, di «matita e scalpello» nel raccontare una storia che è la metafora della vita quando è lei a vivere gli uomini e non il contrario. La storia è quella di Peter (stesso nome dell’autore), un quattordicenne appassionato di calcio che vive in una piccola isola di fantasia (Fino) nell’arcipelago danese nel mezzo del Mare delle Possibilità. È figlio di un pastore protestante dell’unica chiesa del paese, mentre la madre è organista. Un quadro che potrebbe far pensare alla normalità, ma non è così: i due, oltre ad una tendenza poco gradevole a truffare il prossimo, hanno anche la particolarità di sparire ogni tanto nel nulla, introvabili anche per i loro figli. E così, quando i due scompaiono, Peter - accompagnato dal fratello maggiore Hans, dalla sorella Tilte idalla memoria prodigiosa e dal cane Basker III - si mette in caccia dei genitori. Con un obiettivo ben preciso: ritrovare i genitori prima che si mettano definitivamente nei guai con la polizia. Un racconto altalenante su ragazzi che diventano adulti e su adulti che spesso devono apprendere dai ragazzi.

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PETER HOEG, I figli dei guardiani di elefanti, Mondadori, Milano 2011, pp. 405, 20 euro

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