Sull’isola che non c’è

con Paolo Rumiz

Solo su un faro abbandonato in una sperduta isola del Mediterraneo di cui non si fa il nome, Paolo Rumiz dopo aver ripercorso le orme degli antichi sulla via Appia si abbandona a un viaggio che rievoca Calvino nei mari e tra i fari del mondo. In compagnia di un asino guercio cui dà il nome di Kyklops, l’autore consulta libri, carte nautiche, fa strani incontri e riscopre piccoli gesti quotidiani con cui si riappropria del Tempo che la modernità di Internet ci ruba.Un romanzo che fa navigare con l’immaginazione:«Itaca ti ha dato il bel viaggio....che cos’altro ti aspetti?». Passiamo da Cape Hope in Alaska a Fastnet nel Celtic Sea per perderci nei racconti dei pescatori bretoni, mangiare feta e bere oùzo. Ci mescoliamo tra culture e lingue da Gibilterra a Cipro, in un mare divenuto «andirivieni di container sigillati dove tramonta la memoria e soprattutto lo scambio». Un libro che trasuda il sapore dei classici e parla la lingua di Catullo e dei marinai pugliesi e turchi, avvolgendoci col gusto del periplo in una concinnitas che ci porta altrove.

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