Storia del Libanese, le origini della banda

Si riavvolge e va a ritroso la “pellicola” di Romanzo criminale, che per mano del suo autore, il magistrato-scrittore De Cataldo, fa un passo in dietro per andare all’origine della saga, là dove tutto è iniziato. Sempre in bilico tra cronaca e leggenda criminale Io sono il Libanese è letteralmente un prequel, si colloca insomma appena prima dell’inizio del Romanzo che ha conquistato milioni di lettori (e spettatori, prima al cinema e poi in tv): De Cataldo racconta i fatti immediatamente precedenti a quelli descritti nel primo libro, fa trovare il Libanese e con lui il Dandi, Bufalo e Scrocchiazeppi, quando ancora la banda non esisteva, in una Roma che stava per assistere al passaggio di un’epoca. Criminale, ovviamente. Il regno dei Marsigliesi si stava interrompendo (e questa è storia) e i sogni di gloria del Libanese andavano definendosi con precisione. Nel libro si intrecciano fatti realmente accaduti (il sequestro Bulgari e il foglio di via ai boss francesi ad esempio) a quelli partoriti dalla fantasia dell’autore. A cominciare dal primo incontro tra il Libano e il Freddo, che diventerà il suo compagno d’armi. Insomma il desiderio di De Cataldo era di inquadrare meglio le origini, l’anno precedente a quel biennio ’77/’78 in cui iniziava il Romanzo: protagonista è la strada, ovviamente, e la disperata voglia del Libanese di emergere per incoronarsi “re di Roma“. La scrittura dell’autore resta secca ed essenziale, accentuata dall’organizzazione in capitoli brevi, ma non sempre riesce a guadagnare il respiro del libro precedente, per fuggire all’impressione di essere davanti a un racconto “lungo” più che a vero e proprio nuovo “romanzo”.

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GIANCARLO DE CATALDO, Io sono il Libanese, Einaudi Stile libero, Milano 2012, pp. 131, 13 euro

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