“Spia” per equivoco nell’ex Germania Est

Ironico e cinico, il romanzo di Rayk Wieland ci riporta indietro agli anni della Guerra fredda, alla divisione della due Germanie viste con gli occhi di un ignaro testimone del tempo. W., protagonista di questa vicenda paradossale, è un uomo di mezza età sopravvissuto al crollo del comunismo che un grigio giorno di novembre del 2009 riceve un invito a partecipare ad un convegno sui poeti clandestini nella Ddr. Un invito che lo stupisce non poco, dato che lui non sapeva di essere stato un poeta e tanto meno clandestino represso dalla Stasi, l’onnipresente polizia segreta di stato. Inizia così un lungo viaggio nella memoria, all’interno della vecchia Germania comunista, che più che mostrare il suo lato cupo e crudele assume le sembianze di un mastodonte burocratico attempato, un rigido apparato di comando che vive fuori dal mondo generando una sorta di sbadiglio collettivo, in un contesto sociale asfittico. Uno Stato che nelle stesse parole dell’autore si è «autorottamato accartocciandosi come un bagno chimico montato male». In una sorta di commedia degli equivoci il giovane W. viene posto sotto sorveglianza dalla polizia segreta in virtù di una sua relazione epistolare con una giovane ragazza di Monaco: e le sue poesie, nulla più che timidi scritti alla amata, vengono studiate e sviscerate da solerti funzionari che vi vedono una serie di minacce contro l’ordine socialista. Suo malgrado il protagonista diventa così il leader di una inesistente formazione di poeti dissidenti, il Gruppo 61, in un romanzo fresco e vivace corredato da personaggi degni della migliore commedia dell’arte.

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RAYK WIELAND, Che ne dici di baciarci? Keller Editore, Rovereto 2012, pp. 237, 14.50 euro

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