Simenon-Maigret: la strana coppia di Cotroneo

Dopo aver scritto tanto, persino troppo secondo alcuni critici, in preda a una bulimia della penna pari solo a quella per le belle donne (e al punto da ammettere di non ricordarsi nemmeno tutti i libri dati alle stampe) George Simenon posò definitivamente la sua prodigiosa stilografica nel 1972. La riprese, tradendo l’intenzione annunciata pubblicamente quello stesso anno, soltanto una volta, nel 1989, sull’onda del dolore per la scomparsa dell’amata figlia Marie-Jo, sucidiatasi con un colpo di pistola al cuore e cui dedicò, per l’appunto, le sue ultime parole in un fluviale volume autobiografico intitolato Memorie intime (di recente ristampato da Adelphi). Ora Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore romano cinquantaduenne, immagina che un Simenon molto anziano abbia vergato un ulteriore testo - Noveau Betty: un diario del suo ultimo soggiorno nelle amate isole Porquerolles durante il quale si trovò coinvolto in una vicenda degna di figurare nella galleria dei casi capitati sulla scrivania dell’ispettore Maigret, il protagonista della sua fortunatissima serie di polizieschi. Un diario scritto soltanto per evitare di perdere - ormai anziano e smemorato - il filo dei fatti e che avrebbe dovuto sparire con il suo autore, ma che invece è finito, per uno strano gioco del destino, nelle mani dello scrittore

capitolino, che ha deciso di renderlo pubblico, con piccoli ritocchi e sotto il titolo di Betty, lo stesso di un celebre romanzo pubblicato da Simenon nel 1960 e del film ad esso dedicato da Claude Chabrol nel 1992. La storia, dicevamo, si svolge a Porquerolles, magnifica isola mediterranea al largo della Costa Azzurra: qui l’ottantenne Simenon si rifugia e incontra un fotografo, Marc, cui dà l’incarico di immortalare per lui, con la sua Leica, non la «realtà delle cose» ma le anime «in bianco e nero» (perché a colori non esistono) degli abitanti dell’isola, per rivedere attraverso di esse l’ideale film del tempo trascorso nei ripetuti soggiorni sul posto. Ma è soprattutto la sua, di anima, che Simenon mette a nudo in queste pagine attraverso l’acuto scandaglio di Cotroneo.In quelle foto, poi, Simenon troverà il volto di una donna, la Betty del titolo, una pittrice quarantenne che abita nei pressi del faro dell’isola e che finisce vittima di un oscuro delitto. Un materiale perfetto per una trama gialla, nella quale è lo stesso autore (il Simenon che parla attraverso il filtro di Cotroneo) ad affiancare, novello Maigret, il commissario Dardenne, incaricato di risolvere il caso e che vuole essere inevitabilmente più bravo del Maigret amato e stimato attraverso i tanti gialli letti in gioventù.Ce n’è per intrigarsi nella lettura, resa piacevole dalla prosa tersa, pulita e scorrevole dello scrittore, che dimostra un’ottima capacità nel padroneggiare la delicata materia, mettendo insieme un gioco di scatole cinesi, una sorta di meta-romanzo con tanto di meta-scrittore, che conduce per mano fino allo spiazzante finale.Una scommessa coraggiosa, ma vinta, con autorevolezza.

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