Sias e la psicanalisi, un elogio alla follia

«Intendevo scrivere della follia, e non farne un trattato teorico, volendo mostrare come essa non sia altro che la messa in campo del desiderio, la follia che viene dalla verità di un desiderio rimosso, che da questa è prodotta affinché il desiderio stesso abbia possibilità di esistenza concreta e materiale nell’atto che lo fa esistere per ciascuno e nei confronti dell’oggetto cui si rivolge, introducendo una realtà che resta incomprensibile a chi ne è il sub-iectum il quale, nondimeno non può sottrarsi alla propria follia e in cui le pretese della volontà mostrano tutte la loro inconsistenza ed evanescenza, costringendo il nostro soggetto a restarne in balìa oltre ogni sua intenzione e consapevolezza». In questa “cornice” Sias porta un ulteriore affondo riflessivo sul senso e la realtà dell’esperienza psicoanalitica, con le sue radici nella sapienza antica e con l’orizzonte di senso della modernità, talora ampiamente distopico. Fra i pochi teorici della psicoanalisi, le sue investigazioni sono un utile rimedio contro le ossificazioni disciplinari e il non senso che tocca molte pratiche psicoanalitiche.

Giovanni SiasLa follia ritrovataAlpes Editore, Roma 2016, pp. 78, 10 euro

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