Salvare la cultura per salvare il Paese

Questo saggio è denso di analisi statistiche, di percentuali e di dati. Eppure, si legge con il fiato sospeso perché, a suo modo, è una sorta di giallo. Parliamo dell’ultimo rapporto annuale di Federculture, confluito in un volume suddiviso in quattro parti, che analizza lo stato di salute della cultura in Italia, gli scenari attuali, quelli futuri, quelli che andrebbero perseguiti, i modelli da imitare, le eccellenze, gli abissi. Abbiamo oltre 3.600 musei, qualcosa come cinquemila siti culturali, oltre dodicimila biblioteche e 47 siti Unesco: siamo il Paese con «maggior ricchezza culturale» al mondo. Eppure la cultura è scomparsa dai bilanci, pubblici e privati. Chi l’ha rapita? Chi la tiene segregata? Chi le tarpa le ali? Il giallo si complica: la cultura è amata nel Bel Paese, è ricercata (vedi le code alle mostre, il successo dei festival e molto altro). Per ridare nuova linfa a questa “Bella Addormentata” serve una regia unica, e pensante. Sbagliato credere che, in tempi di crisi come questi, il problema sia secondario.

Roberto Grossi, Una strategia per la cultura, una strategia per il Paese24Ore-Cultura Milano, 2013pp. 304, 23.90 euro

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