Rugarli viaggia nella solitudine dell’umanità

Sorta di testamento letterario quest’ultimo romanzo di Giampaolo Rugarli, scrittore prolifico recentemente scomparso, in cui compaiono in una sorta di sintesi tutti gli aspetti toccati dallo scrittore nel corso della sua brillante e pluripremiata carriera. Già nelle prime pagine con la descrizione sommaria del protagonista, Francesco Giardino, un anziano professore di Letteratura inglese ormai prossimo alla pensione, in cui si descrive come «un solitario e con la solitudine mi drogo: la solitudine è la mia estasi ma pure la mia distruzione», ci anticipa con autocommiserazione la vita tormentata del protagonista che si strugge nel ricordo dei vari momenti salienti e fallimentari della sua vita sentimentale e non. Lui inadeguato da sempre che cerca una sorta di consolazione con la creazione di una relazione fantastica, onirica, ma allo stesso tempo ossessionante, con cui poter sfuggire dalla realtà con la giovane protagonista di una delle tante trasposizioni cinematografiche del suo romanzo preferito, Jane Eyre di Charlotte Brontë, la giovane ed eterea Charlotte Gainsbourg. È un’esistenza di lupo solitario in fuga, tormentato da una serie di fantasmi, che col suo secondo matrimonio con una infermiera di trent’anni più giovane cerca un riscatto, un’ancora di salvezza in un mare di disperazione provocato dal fallimento dei suoi primi sponsali con Alessandra, la fedigrafa traditrice, stroncata in una sorta di tragedia wagneriana, da un tumore. All’interno di un mondo provinciale, in un condominio, ribattezzato “le colonne d’Ercole” di un paesino senza nome a pochi chilometri da Sarpi, la strana coppia cerca di stabilire una parvenza di vita coniugale sino a quando una serie di inspiegabili morti sconvolge la tranquilla routine. Dalla caduta dal settimo piano del giovane Eros Bernasconi, il piccolo mostro nato monco, senza un occhio e il naso. Fatalità o infanticidio? Non è che l’inizio di una sorta di commedia degli orrori con una serie di morti che si accaniscono all’interno della famiglia Bernasconi. Dalla morte folgorata nella vasca da bagno della madre del giovane Eros, a quella del padre, avvocato fallito pieno di manie, sino ad arrivare alla nonna, soprannominata Deprofundis, sempre sul punto di passare a miglior vita, ma tenacemente ancorata alla vita alla ricerca di quella giovinezza perduta da tempo, stroncata da una overdose di cocaina tale da stroncare un cavallo. Il tutto peraltro condito da una serie di personaggi decisamente al limite del paradossale, dal dottor Decubito, medico radiato dall’albo professionale per aver spacciato stupefacenti, alla sua convivente, l’avvenente “venere nera” Beatrice, passando attraverso il portiere, Nicola Atroce, appassionato di astronomia e vero filosofo in pectore, sino ad arrivare al giudice istruttore, il dottor Garofalo. Una serie di tragici eventi che toccherà anche la stessa routine familiare del protagonista e alla fine porterà il professore ad abbandonare la sua solitudine e cercare di sopravvivere nella giungla della società moderna in un crescendo di emozioni sino ad arrivare all’imprevedibile finale.

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Giampaolo Rugarli, Manuale di solitudineMarsilio Editori, Venezia 2015, pp. 229, 17,50 euro

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