Ritratto (critico) “dell’intoccabile” Matteo Renzi

Se le cronache politiche degli ultimi anni spesso hanno parlato della corte di Berlusconi e del cerchio magico di Bossi, anche Matteo Renzi può contare su un gruppo di fedelissimi, che vanno dal ministro per le riforme Maria Elena Boschi al sottosegretario con delega all’editoria Luca Lotti. Toscani, quasi coetanei di Renzi o poco più giovani, hanno tutti la medesima caratteristica: essere stati scelti o nominati dal politico fiorentino che li ha calati sulla scena nazionale dopo averne testato la fedeltà a livello locale, prima alla Provincia di Firenze e poi a Palazzo Vecchio. È proprio grazie al sostegno del suo gruppo più fidato che il giovane Renzi è riuscito, via via, a utilizzare ogni ruolo istituzionale come una catapulta per arrivare sempre più in alto. Questa almeno è la tesi del giornalista del «Fatto Quotidiano» Davide Vecchi, illustrata nel libro L’Intoccabile (Matteo Renzi, la vera storia) edito alla fine del 2014 da Chiarelettere. Organizzato secondo lo schema dell’inchiesta, il volume tratteggia per sommi capi l’ascesa di Renzi, utilizzando documenti e interviste, talvolta forzando un po’ la mano. Se da un lato il libro appare partigiano (ne esce una lettura chiaramente ostile al premier) dall’altro Vecchi ha il merito di occuparsi del politico fiorentino senza fare sconti e in qualche modo dissociandosi dal coro di quanti

attualmente sono pronti unicamente a elogiare l’operato del presidente del consiglio e del suo governo, peccando però di indulgenza alla luce di un passato amministrativo non sempre cristallino e di una cattiva abitudine, quella degli annunci, che ancora Renzi mostra di non voler dismettere. Due in particolare i punti forti del lavoro di Vecchi. Il primo è la ricostruzione degli anni di Renzi alla Provincia prima e al Comune di Firenze poi. Ne scaturisce il ritratto di un presidente/sindaco che all’attività amministrativa preferisce la vetrina massmediatica, perfettamente calato in un periodo storico, il “berlusconismo”, nel quale si muove a proprio agio, sebbene nella rossa Toscana e in un partito, il Pd, dilaniato da tensioni interne. Esemplare è la lettera con la quale l’ex assessore al bilancio di Firenze Claudio Fantoni annuncia le dimissioni dalla giunta Renzi: il responsabile della contabilità comunale accusa il futuro premier di non volersi occupare dei problemi di bilancio di Palazzo Vecchio, al punto tale da essere stato costretto a parlargli del consuntivo in un bagno pubblico, mentre Renzi si lavava i denti, tra un appuntamento e l’altro. Il secondo punto forte del libro è rappresentato dall’attenzione riservata ai canali di finanziamento dell’astro nascente della politica italiana. Grazie ad associazioni e fondazioni Renzi crea un meccanismo alternativo a quello del proprio partito attraverso il quale raccogliere fondi con cene e iniziative elettorali, finalizzati poi a organizzare le primarie per le elezioni di Firenze o per la guida del Pd o i raduni della Leopolda. Anche in questo caso Vecchi cita casi concreti, come la cena con il mondo dell’imprenditoria, a Milano, alla quale partecipano soggetti storicamente distanti anni luce dall’elettorato di sinistra. Cena che farà storcere il naso, pubblicamente, anche a Pierluigi Bersani.

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Davide Vecchi, L’intoccabile (Matteo Renzi, la vera storia), Chiarelettere, Milano 2015, pp. 208, 13 euro

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