Quell’indagine per “liberarsi” del passato

Ha il «viso di una guerriera» la poliziotta Colomba Caselli. ma ha avuto un grosso problema che chiama il “Disastro” e che le impedisce di tornare in servizio. La incontriamo in preda agli attacchi di panico in Uccidi il padre , il thriller di oltre 550 pagine con cui Sandrone Dazieri abbandona il noir metropolitano e si sgancia dalla serie del “Gorilla” creando nuovi personaggi. Chiamata dal suo capo, il primo dirigente della Squadra Mobile di Roma, Alfredo Rovere, per risolvere un caso di cui solo lei si può occupare, Colomba non vuole saperne di tornare al lavoro, ma alla fine cederà. Con Dante Torre, rapito da bambino e rimasto per undici anni chiuso in un silo, che ora soffre di claustrofobia, ma è un grande cercatore di persone sparite, indagherà sulla scomparsa di un bambino. Il thriller, ambientato a Roma, si apre con un uomo in shorts e infradito che avanza sconvolto sotto il sole camminando sul ciglio di una provinciale. Sembra un “fuori di testa” agli agenti che lo vedono venire e che accostano la volante. Stefano Maugeri farfuglia di aver perso la moglie e il figlio con cui era andato a fare un pic-nic ai Pratoni del Vivaro, un vallata dei Colli Albani, dove lui si era appisolato, ma al risveglio non li aveva più trovati. Prima Maugeri non viene preso sul serio, ma poi gli agenti si rendono conto che il caso si fa serio. Colomba e Dante, che nel silo è stato cresciuto da un individuo che si faceva chiamare “Il Padre”, dovranno capire che cosa è accaduto. Presto scopriranno che la moglie di Maugeri è stata decapitata, ma che del figlio non c’è nessuna traccia. In un viaggio tra presente e passato, fobie, paranoie, danni psicologici, tutto ruota intorno a quella losca figura, “Il Padre”. Dietro la scomparsa del bambino, Dante, che ha sempre voluto diventare poliziotto, riconosce infatti la mano dell’uomo che lo ha cresciuto. «L’uomo che cammina sul prato è il Padre, e lui lo sta guardando. Come se avesse sentito i suoi pensieri, il Padre accelera il passo. Sta venendo per lui. E ha un coltello in mano», scrive Dazieri. Colomba Caselli dovrà dunque capire se fidarsi della persona con cui sta conducendo le indagini o se il suo rapitore è morto è sepolto e lei sta andando a caccia di fantasmi. Intanto, Stefano Maugeri non se la passa davvero bene e viene incarcerato. In un crescendo di tensioni e colpi di scena, Sandrone Dazieri entra nelle pieghe dell’animo umano con tutti i suoi drammi, ma anche con tutta la sua forza. A partire da Colomba, che ha assistito impotente a un evento tragico e che nonostante i suoi danni continua a essere una delle migliori poliziotte in circolazione. E Dante, che è ancora “prigioniero” del Padre. I diritti del libro, accolto con entusiasmo durante l’ultimo Salone del libro di Torino da editori stranieri, agenti e scout, sono stati venduti a Piper in Germania, Alfaguara in Spagna e America Latina, Laffont in Francia, Xander in Olanda. E sono in corso trattative per moltissimi altri Paesi. Sandrone Dazieri, 50 anni, che dopo aver abbandonato la carriera di cuoco è uno dei più apprezzati scrittori e sceneggiatori italiani, è curatore di serie di successo come Squadra Antimafia e Ris Roma. Da La cura del gorilla, pubblicato da Einaudi nel 2001 è stato tratto l’omonimo film con Claudio Bisio.

_____

Sandrone Dazieri, Uccidi il padre, Mondadori, Milano 2014, pp 562, 18 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA