Quell’amicizia nata all’ombra del nazismo

Christopher Isherwood, giovane intellettuale anticonformista e omosessuale, già amante del poeta Wystan Hugh Auden, del quale resterà in seguito amico per tutta una vita, lascia l’Inghilterra al principio degli anni Trenta per un lungo soggiorno a Berlino, che farà da sfondo alle sue celebri “storie berlinesi”, tra le quali questo romanzo riproposto da Adelphi, luminoso per l’impeccabile stile del classico inglese, stupefacente per il precoce acume psicologico e preziosissimo nel restituire il drammatico quadro di una società in cui il nazismo è alle ultime fasi della sua catastrofica ascesa. A bordo di un treno che lo sta riportando nella città in cui si arrangia grazie a ripetizioni di lingua, William Bradshaw, alter ego dello scrittore, incontra Arthur Norris, gentiluomo piuttosto attempato dai modi sofisticati e un’aura particolarmente ambigua, diretto in Germania per misteriosi affari. È l’avvio di un’amicizia coltivata con curiosità e circospezione da William, che si addentra nel mondo raffinato e osceno di Arthur, sul quale gravano sospetti di passate detenzioni per reati ineffabili. Accanto a quest’uomo dalla battuta pronta e vagamente blasé, timido e accorto, gentilissimo e sibillino, appare tutta una rosa di personaggi bizzarri: il segretario Schmidt, maneggione e arrogante, dietro cui si intravede l’ombra del ricatto, compiacenti ragazze che si prestano a giochi di natura sadomasochistica, l’effeminato barone von Pregnitz, campione di

un’aristocrazia sfibrata e smarrita in artificiosi quanto precari paradisi terrestri, oltre all’adorabile signora Schroeder, locatrice dell’appartamento di Norris, e a poche altre figure che completano il cesellato ritratto di una mondanità presto travolta dal precipitare della storia tedesca. La capacità di oscillare tra privato e pubblico, vicissitudini individuali e sociali è uno dei tratti salienti del romanzo di Isherwood, che intriga nei labirinti delle relazioni umane e apre al tempo stesso scenari su eventi di rilievo collettivo. In una Berlino sconquassata da disoccupazione, violenze e disordini sociali, in cui «le riunioni politiche erano affollatissime e costavano meno che andare al cinema o all’osteria a ubriacarsi», Arthur inizia a frequentare le riunioni semiclandestine e monitorate dalla polizia del movimento comunista, a cui interviene anche il suo “caro ragazzo” William, dando spettacolo di facondia ammirevole e profondendosi in relazioni attorno alle condizioni dei lavoratori nell’Estremo Oriente governato dall’Impero britannico. Contraddizione morale insolubile, quella tra l’impegno per la causa del popolo e le fosche trame affaristiche di Norris, che si scioglierà quando Bradshaw verrà a conoscenza della sua attività di infiltrato e di spia dissimulata sotto la maschera della passione umanitaria e delle buone maniere sociali. Ma nonostante l’amaro colpo di scena l’amicizia tra i due, anziché terminare, prenderà la direzione di un imprevisto perdono, e William, incline per orgoglio e giustizia alla rottura, finirà con l’arrendersi intuendo una verità superiore.

«Arthur appariva per il momento beatamente inconscio di quanto aveva commesso. Ne fui lieto. Sentii anzi un’improvvisa ansietà di proteggerlo, perché non capisse pienamente l’enormità del fatto. Il rimorso non è adatto per le persone anziane. Quando queste sono assalite dal rimorso, il rimorso non le redime, non le purga né rialza, ma le degrada soltanto e le rende miserabili come una malattia schifosa». Tutto ciò poco prima che arresti illegali, torture e perquisizioni domiciliari infieriscano come decisive sciagure sull’intera vicenda, conclusa mentre si apre l’osceno sipario dell’abiezione nazista.

Christopher Isherwood - Il signor Norris se ne va - Adelphi, Milano 2016, pp. 248, 18 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA