Quel lutto elaborato nel nome della madre

Il libro d’esordio di questo giovane torinese è un romanzo intimo in cui si dipana la profonda relazione tra madre e figlio. Una madre malata, la cui vita si sta consumando lentamente. Un figlio che sa che non potrà salvarla, impegnato a non sprecare un istante insieme lei, diviso tra il padre, la fidanzata, il lavoro in videoteca e i ricordi che si riannodano negli angoli della memoria. Due esistenze che si intrecciano in uno spazio amniotico in cui trova posto la parola “morte”. Con una scrittura analitica ricca di citazioni filmiche e di lunghe parentesi ampollose, l’autore rielabora un lutto sublimandolo nella parola “mamma”, in quella lettera, la “m”, così simile nel suono alla “om” sanscrita dei mantra induisti. Il libro in molti tratti si dilunga in maniera inutile, ma sa darci uno spaccato della provincia e del percorso terapeutico di un malato di cancro. In un tempo immobile dove malattia e memoria sembrano sovrapporsi, la presenza materna appare un’ossessione che accompagnerà l’autore, aiutandolo a sopportare il dolore della perdita.

Marco Peano L’invenzione della madre Edizioni Minimum Fax Roma 2015 pp. 252 14 euro

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