Di questo grande narratore della finis Austriae sono pubblicate otto prose inedite in Italia. Tradotte da Claudia Ciardi «coprono circa un ventennio dell’attività dell’autore austriaco e rappresentano una galleria di situazioni e figure marginali, la cui consistenza nello spazio reale della storia è elemento sfuggente quasi accessorio, miniature confinate nel limbo di una spettrale corporeità». Miniaturizzato vi è anche il grande stile di Roth: che parli del clown morto prima di andare in scena, del fantasma poco tradizionale o dei prestigiatori chiamati semplicemente incantatori, la scrittura è precisa, chiara, ricca di analogie impietose e distaccate, senza turbamenti e con scarse tracce di ironia. Ha dunque più di una ragione Ciardi quando scrive: «I suoi personaggi “in fuga”, protagonisti di un’epica irrisolta, destinata ad infrangersi nella disgregazione dei mondi che attraversano […] scampati al fronte, ma non alla loro morte sociale, sono testimoni di questa condizione senza via d’uscita».
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Joseph Roth, L’incantatore ed altre prose, Via del ventoedizioni, Pistoia 2013, pp. 36, 4 euro
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