Prampolini, la “rivoluzione” dell’avanguardia

Allievo di Duilio Cambellotti all’Accademia delle belle arti di Roma, Enrico Prampolini (Modena 1894 – Roma 1956) fu un esponente di primo piano del Futurismo, al quale ufficializzò la sua appassionata adesione con il suo articolo Pittura futurista. Prima Esposizione Italiana in Roma, pubblicato sulla rivista L’artista moderno (n.6 del 25 marzo 1913), in cui tra l’altro scriveva: «Non comprendo come qualsiasi mente aperta non veda quanto di immenso e di nuovo ci schiudano questi futuristi, e non debbano convincersi, convertirsi; io, per mio conto, mi sono convertito, e ne vado orgoglioso». Ebbe stretti contatti con i rappresentanti delle avanguardie artistiche europee, dato il suo profondo interesse per il dinamismo e l’organicismo, che si manifesta negli anni trenta e quaranta in visioni cosmiche ed oniriche. Dopo l’esperienza futurista, sempre alla ricerca del “divenire della materia”, realizza anche opere polimateriche e bioplastiche; il suo intento era di esprimere le estreme latitudini del mondo introspettivo. A Parigi, nel 1925, entra in contatto col Surrealismo, di cui risente la sua fase definita “idealismo cosmico” assumendo uno stile pittorico che combina forme biomorfiche e forme non oggettuali, talora con inserti polimaterici. Un interessante e denso libro di Andrea Baffoni (Contro ogni reazione. Enrico Prampolini teorico e promotore artistico, pubblicato da Lantana Editore), frutto di un meticoloso lavoro di ricerca e di ricostruzione storico-critica condotto dallo studioso d’arte contemporanea, esperto di Futurismo, fa ora ripercorrere l’iter artistico e intellettuale di Prampolini nel decennio compreso fra l’allontanamento dal Futurismo (1915), alla prima esposizione del ricompattato movimento alla Biennale di Venezia (1926). Nel lavoro di Baffoni, le mostre, gli articoli, le polemiche, episodi prima di adesso noti singolarmente, fanno emergere la figura di un artista “promotore”, brillante e scomodo, capace di inserirsi nei dibattiti europei con la sicurezza di un maestro ormai affermato. Principale tramite tra “prima” e “seconda” stagione futurista, l’artista modenese ebbe stretti contatti con artisti come Picasso, Kandinskij e Cocteau, sempre attento ai più importanti movimenti di avanguardia del Novecento, come il Dadaismo e il Bauhaus, occupando un posto a sé nel panorama europeo dell’arte astratta.Il merito di questo volume, fa notare Enrico Crispolri nella sua prefazione, è quello di richiamare l’attenzione su una fondamentale e articolata stagione del lungo percorso creativo di Prampolini, «per pienezza di un’attività creativa estremamente intensa, in coerente molteplicità di interessi … di richiamarla, in misura non occasionale ma documentata e meditata, evocando motivazioni e vicende molteplici di un’attività sempre molto personalmente impegnata ed euristicamente tesa». Quella di Baffoni è una ricostruzione storica della vita di Prampolini, poiché attraverso essa si capisce la rete di contatti che era riuscito a intrecciare. Tra le tante cose interessanti del libro, Baffoni sottolinea come - per esempio – nel biennio cruciale 1920-22 si consumi un cambio di guardia decisivo; fino alla Marcia su Roma infatti i futuristi erano più vicini alle idee rivoluzionarie bolsceviche che non a quelle del fascismo, a dimostrazione di come il loro obiettivo fosse principalmente quello di poter avere voce in capitolo come avanguardia, a prescindere dalla tendenza politica: era il principio avanguardista della “rivoluzione” a guidarli, Prampolini in testa. Il titolo del libro, Contro ogni reazione, riprende la frase con cui l’artista nei primi anni Venti attaccava le tendenze del ritorno all’ordine, prospettando al contrario la necessità di portare avanti l’avanguardia futurista.

Andrea BaffoniContro ogni reazione. Enrico Prampolini teorico e promotore artisticoLantana Editore, Roma 2015, pp. 256, 16.50 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA