Poeta per un poeta: Zani rilegge Sereni

La maggior parte dei critici di poesia contemporanea d’interesse sono essi stessi poeti. Ciò non solo per lo stato di arretramento dell’italianistica, che con strumenti spesso obsoleti non ha ancora affrontato adeguatamente il Novecento e gran parte dell’Ottocento, in un deprimente abbandono della cultura, ma perché per propria tensione poetica - di cui fare epochè per quanto possibile, al momento d’accingersi al lavorio critico - sono i soli che hanno il polso della contemporaneità, hanno un quadro, per il dritto o il rovescio, di ciò che si fa. Così non si scambieranno strutture poliritmiche e polimetriche per versi eccedenti ecc.., ed il lavoro più o meno empirico sul campo, o per i pochi, una nuova visione della letteratura, permettono di gettare un po’ di chiarezza sull’esistente.

Ecco allora il prosieguo di Sereni e dintorni (Joker, Novi Ligure, 2006) di Gabriele Zani, poeta e critico di valore nato a Cesena nel 1959. Saggi e interviste battono sugli stessi luoghi cari a Zani, Sereni innanzi tutto e la koinè sereniana e poi Benzoni, Neri, Scarabicchi, Robaey e un critico quale Massimo Raffaeli a colloquio su critica e poesia. Avviene allora, in un terreno così accidentato e pieno di buche, come spesso accade per la lettura di versi, che i migliori lettori di poesia siano i poeti stessi per quanto inabili alla lettura, perché almeno sanno da dove cominciare e non gli fa difetto la sensibilità e se si sbaglia si sbaglia fruttuosamente, cosa che per un critico è già un traguardo ragguardevole. Ma per Zani c’è innanzi tutto, la tenuta della scrittura. E con Sandro Penna: «Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso /Essendo egli comune»._______________________________

GABRIELE ZANI, Sereni e altri dintorni. Bohumil Editore, Bologna 2011, pp. 98, 12 euro

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