Non sempre la separazione è netta nell’universo interiore di Fred Vargas. Da una parte, balordi, ladruncoli e assassini, dall’altra, poliziotti e pensionati e poi il commissario Adamsberg, un uomo riflessivo e lento protagonista di altre famose indagini condotte insieme con il tenente Danglard, dotato di una speciale sensibiltà che lo conduce a risolvere casi senza pregiudizi. In questo romanzo di investigazione, dove i personaggi sono descritti con cura, sia fisicamente che psicologicamente, tutto è manovrato con abilità dalla scrittrice, archeologa e mediovalista, che ha finalmente trovato un prezioso interprete visivo delle sue storie nell’originale artista, francese anche lui, Baudoin. Il motore dell’azione è il furto di una borsa e l’ambiente è la Parigi marginale delle banlieue dove vivono atipiche famiglie che realizzano statue fatte di lattine in disuso. A tutto ciò si aggiunge Gregoire, un ragazzo con i pattini che recita con rabbia e passione, in cerca di amore, versi di Rimbaud e di Racine. Gregoire fugge perchè rimane invischiato in un caso dove alla stregoneria medioevale e alla massoneria si mescolano riti vudù e celtici. Magnifico contrappunto alle didascalie e alle battute, le tavole d’artista in bianco e nero di Baudoin, incalzanti e ricche di spunti, che grazie ai forti contrasti esaltano forme e ritmi dell’immaginario della scrittrice, in una città oscura, tra case diroccate e cortili dissestati, statue del Bernini e teatro greco. E quando l’assassino si appresta a compiere un altro crimine, il commissario Adambsberg, in un finale per alcuni nient’affatto scontato, lo smaschera risolvendo il caso, stavolta molto spinoso per la categoria.
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FRED VARGAS, BAUDOIN, I quattro fiumi, Einaudi, Torino 2010, pp. 223, 13.60 euro
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