Una storia omerica sotto il comunismo

di Giulia Guardiani

Una donna bellissima, la più bella di tutte, rapita per amore sotto gli occhi del promesso sposo. Un cavallo di legno, immobile sul confine della città per la quale rappresenta la minaccia peggiore. Una guerra lunghissima, che sembra infinita, tanto che è diventato quasi impossibile ricordarne il motivo. Non si tratta di un poema omerico, ma de Il Mostro di Ismail Kadaré: un romanzo dall’intreccio complesso, costruito su un continuo scambio di piani tra il mito e l’attualità, tra la Grecia di Elena, Paride e Menelao e l’Albania di Lena e Gent, il cui amore tormentato deve far fronte all’ira di Max. La battaglia decennale della Troia di tremila anni fa appare ritornata identica nella Tirana degli anni Sessanta, anzi sembra che Kadaré stia dicendo che quella guerra non avrà mai fine: il potere politico totale, che rimane immobile e nascosto sul confine, non smetterà mai di generare quel senso di angoscia e oppressione che gli è necessario per imporsi. Il mostro è un’opera profondamente allegorica e visionaria, un gioco di parallelismi tra il mito e la realtà che ha però un ruolo e un significato tutt’altro che immaginario: è un attacco sferzante al regime comunista che ha oppresso l’Albania fino al 1992. Scritto nel 1965 e vietato nella sua patria natia fino al 1990, Il mostro è giunto a noi per la prima volta nel 2010 per svelare al lettore italiano tutto il talento del bravissimo autore albanese.

-------------------------

ISMAIL KADARÉ,Il mostro,Fandango Edizioni,Roma 2010,pp. 184,16,50 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA