Nel 1964 come oggi,

sempre gli stessi spot

Con una prefazione di Giuseppe Lupo, che con puntiglio inquadra questo lavoro saggistico sulla pubblicità all’interno della produzione di Giancarlo Buzzi (Como, 1929) e la cura di Silvia Cavalli, che adegua gli apparati alle odierne notazioni, è riproposto il volume edito da Vallecchi nel 1964. Il saggio, nella non esaltante odierna letteratura sull’argomento, mantiene un suo valore d’attualità sia per il ruolo storico, fra i primi in Italia di taglio critico non apologetico o apocalittico, sia per la capacità di dare la giusta misura e collocazione al fenomeno e nel contempo di saper suggerire scenari più ampi. Buzzi analizza le implicazioni economiche, politiche, psicologiche, sociologiche del fenomeno, per grandi linee, ed evidenzia il ruolo del pubblicitario all’interno della tecnocrazia e del neocapitalismo come espressione delle élites dominanti ed antagoniste, della cattiva coscienza degli intellettuali e con apporti della cultura critica e della psicoanalisi. Ed è questo taglio critico, contro ogni drammatizzazione e contro ogni visione edenica, che manca al dibattito attuale, in cui le prospettive, anche interpretative, sono cambiate, ma i problemi di fondo sono tutti lì. Un passo per tutti: «Non sono applicabili questi concetti di etica individualistica ai fenomeni e agli strumenti che agiscono anzitutto sui gruppi, e che attraverso questi condizionano gli individui. La funzione del pubblicitario in questa società non è di agire sugli individui, ma sui gruppi o sugli individui inseriti in gruppi: l’invito che gli si rivolge a rispettare valori individuali appartiene ad una realtà superata».

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GIANCARLO BUZZI, La tigre domestica, Hacca Edizioni, Macerata 2011, pp. 246, 14 euro

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