Morte e stregoneria, un’inchiesta del 1672

Germania, Anno Domini 1672: a Hürden, tranquillo villaggio dell’Hohenlohe, la giovane Anna Fessler, da poco divenuta madre, riceve alcune amiche per festeggiare degnamente il carnevale e, dopo aver mangiato un dolcetto, viene colta da atroci dolori che l’uccideranno in breve tempo. Una morte strana che attira l’attenzione delle locali autorità che si fanno carico immediatamente degli accertamenti di rito. L’idea dell’avvelenamento diviene certezza e vista la delicatezza del caso l’indagine è affidata ad uno dei più solerti funzionari del principe conte Heinrich Friedrich di Langenburg, Tobias Ulrich von Gülchen. Sarà proprio la tipica testardaggine e meticolosità teutonica di quest’ultimo a scoprire il vaso di Pandora che si nasconde dietro questa morte; un sottobosco di delitti, vendette, incidenti strani, malefici a cui fanno seguito strane e repentine morie di bestiame di cui la vox populi accusa una donna: Anna Schmieg, la strega di Hürden. Donna altera, iraconda e vendicativa la moglie del mugnaio del villaggio, famigerata attaccabrighe, smodata nel bere e, cosa ancora peggiore, da sempre blasfema e artefice non solo di tutte le disgrazie che hanno colpito la comunità ma soprattutto di aver inviato i dolcetti avvelenati alla povera Anna. Dopo oltre tre secoli Thomas Willard Robisheaux attinge alle carte di quello che fu uno degli ultimi processi per stregoneria e ne emerge così un ritratto vivo e palpitante di un società in crisi, di un mondo che sta cambiando rapidamente. Un libro di storia sociale che si legge alla stregua di un gran giallo.

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THOMAS WILLARD ROBISHEAUX, L’ultima strega, Bruno Mondadori, Milano 2011, pp. 345, 28 euro

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