“Mondo movie”, biografia di un genere italiano

Amato, odiato, tagliato (dalla censura), soprattutto visto, “consumato” all’inverosimile (nel senso di biglietti andati a ruba al botteghino) in tutto il mondo. Esiste un capitolo all’interno della storia del cinema italiano che spesso è stato derubricato a rango minore, un genere che val la pena riscoprire e studiare. Questo il punto di partenza, il motivo che ha mosso Fabio Francione e Fabrizio Fogliato, studiosi di cinema, verso l’universo dei “mondo movie”, indagato per dare alle stampe il loro Jacopetti Files (ed. Mimesis / Cinema, pp 418, 30 euro). Un lavoro certosino per ricostruire (perché no: riabilitare) un genere cinematografico tutto italiano, conosciuto e copiato a tutte le latitudini, in diverse declinazioni, dal suo primo apparire e fino ad oggi. Il lavoro di Francione e Fogliato è di fatto la biografia di un genere, come recita il sottotitolo. Un libro che punta a ricostruire dinamiche, storie e autori di un fenomeno di culto amato e odiato in egual maniera, capitolo della storia del cinema che – secondo gli autori - comunque non può lasciare indifferenti. Per il volume di passione (e di interessi) che ha mosso e perché ancora oggi non è difficile trovare in tanto cinema, spesso d’autore, riferimenti dichiarati ai film di Jacopetti, Prosperi, Cavara, Castigioni e compagnia elencando...Jacopetti Files racconta – senza dare giudizi - riportando alla memoria titoli e storie, attraverso le parole dirette dei protagonisti di quella stagione, raccolte dai due autori che hanno montato interviste, recensioni (e stroncature solenni), articoli e un nutrito apparato iconografico. «Era un cinema controverso, che ha incontrato tanti ostacoli - spiegano -, ma che ha avuto un’enorme popolarità e spesso una bellezza formale ineccepibile».Molti gli spunti di interesse che si trovano tra le pagine, guardando le locandine e scorrendo tra i titoli, ricollegandoli magari ad altro cinema che in diverse epoche da qui ha tratto ispirazione (il caso più recente che balza all’occhio quello di Safari dell’austriaco Ulrich Seidl, passato all’ultima Mostra del cinema di Venezia). Ma ci sono state declinazioni diverse all’interno del genere e Jacopetti files le analizza, separando tra registi e autori. Che al tempo, in qualche modo, lavorarono e si costituirono in una sorta di factory, radunatasi (in anticipo sui tempi) attorno a Jacopetti. Un fenomeno inedito per l’Italia, racconta il libro, un ulteriore spunto di interesse per analizzare l’opera di questo gruppo di artisti. Plotone del tutto disomogeneo, difficile da classificare, ma che rappresenta ancora oggi un’eccezione per il cinema italiano (ineguagliata per volume di produzione, modalità di lavoro ed esiti al botteghino). Tutto questo, e molto altro ancora, si trova tra le pagine di questo manuale che viene pubblicato mentre è alle porte la nuova edizione del Lodi Città Film Festival, di cui in qualche maniera diventa una sorta di monografia/catalogo. Dal 3 al 6 ottobre il cinema Moderno ospiterà i film della 18esima edizione della rassegna, che proprio su questo genere aprirà una finestra. Jacopetti, Prosperi, i fratelli Castiglioni, Guerrasi e quindi Addio Zio Tom, Africa chiama, Ultime grida dalla Savana, Addio ultimo uomo: nomi e titoli per una panoramica su un genere che questo libro aiuta a interpretare e decifrare.

Fabrizio Fogliato, Fabio FrancioneJacopetti Files, biografia di un genere cinematografico italianoMimesis/Cinema, Milano-Udine 2016, pp 418, 30 euro

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