Milani degno erede dell’umorismo italico

Nella tradizione di Achille Campanile («Per concludere e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla in comune fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima») dobbiamo dire che per quanto paradossale e bislacca la scrittura ironico-comica del codognese Maurizio Milani bene ci restituisce il paesaggio umorale di questi anni, più di tanta sociologia. Fra perfidia e candore, queste Lettere d’amore. Perché le donne vogliono l’uomo che nel parlare esagera, fanno di Milani uno dei migliori scrittori umoristici di questi anni, riprendendo la tradizione che dal Campanile incontra Zavattini e il Guareschi pre-bellico del Bertoldo e dello Zibaldino. L’iteratività delle dichiarazioni e la misura breve delle lettere bene mettono in luce e sbeffeggiano iperbolicamente, tic, idiosincrasie, ambizioni, spropositi e bislaccate del nostro vivere quotidiano.

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Maurizio Milani, Lettere d’amore, Wingsbert Editori, Correggio 2015, pp. 224, 14 euro

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