Michel Petrucciani, il genio oltre il male

Un libro e un film per omaggiare il “fuoriclasse” del jazz morto a 36 anni per colpa dell’osteogenesi imperfetta

«All’età di tredici anni suonava come un vecchio negro amareggiato dalla vita, in un piano bar in qualche parte del Messico....». Queste furono le uniche parole che il trombettista Clark Terry, riuscì a dire per spiegare quel che aveva appena visto sul palcoscenico, quando incontrò per la prima volta quel pianista tredicenne dall’aspetto particolare, segnato dalla “osteogenesi imperfetta”, una malattia genetica devastante e implacabile nel suo corso.

Siamo a metà degli anni Settanta. Per un musicista del suo calibro, artista di spicco del jazz afro-americano, capitato nel bel mezzo di un festival musicale di provincia nel Sud della Francia, dover suonare con un ragazzino, almeno all’inizio, aveva il sapore dell’affronto. Ma bastarono poche note, «due giri» armonici per capire quanto fosse grande il talento espresso dal giovane Michel Petrucciani. Un talento esploso rapidamente e altrettanto presto fermato da quella malattia che ne aveva segnato il corpo costringendolo fino ai 25 anni di età - quando imparerà a muoversi grazie alle grucce - a dover essere preso e trasportato come un bambino da altri adulti (meglio se di sesso femminile). La vita, le opere, i pensieri e le azioni di questo genio del pianoforte moderno vengono ripercorse in Tutto l’amore che ho, volume di 94 pagine edito da Feltrinelli Real cinema, che accompagna e descrive il documento su dvd Michel Petrucciani - Body and soul di Michael Radford. Un’opera completa - libro più dvd - che a quasi 14 anni dalla scomparsa dell’artista francese, mette un punto fermo sul suo percorso durato solo 36 anni. Una strada breve che Michel Petrucciani sapeva di dover percorrere in fretta, senza attendere quell’estremo appuntamento che accompagnava le persone afflitte da osteogenesi imperfetta e che di solito non permette di sopravvivere oltre i 40 anni. Trentasei anni vissuti senza risparmiarsi, portando come bagaglio accanto all’amplissimo universo musicale di riferimento, che va oltre il jazz come genere, anche un estremo ottimismo e una voglia di vivere ogni momento e ogni nota dell’esistenza. Per questo la sua arte e questa sua inarrestabile volontà di andare oltre i limiti imposti dal suo fisico, messe in risalto con estrema lucidità dall’autore del documentario (e da Alessandro Bignami che ha curato l’edizione italiana) emergono con prepotenza da brani di vita oltre che dalla complessità della musica.Un amore quello di Petrucciani per l’arte sonora, sottolineato con gusto dal documentario di Radford, oltre che da lettere e testimonianze riprese dal libro, che nel 1998 lo portò per ben 220 volte in concerto. Un tour massacrante in giro per il mondo, un numero di date spropositato e tale da far tremare i polsi al più allenato e giovane dei musicisti. Questo, oltre alla sua testardaggine e alla sua voglia di vivere più che normalmente la propria infermità lo portarono a quell’appuntamento finale.Non senza, prima, aver dato al mondo un figlio, Alexandre - segnato dalla stessa malattia del papà pianista - che apre con la sua testimonianza Tutto l’amore che ho, cercando di raccogliere in poche righe i ricordi più forti vissuti in famiglia, soprattutto nell’infanzia.Nel gennaio del 1999 Michel Petrucciani se ne andrà per una polmonite. Lo farà senza sbattere la porta, ma lasciando al mondo un bagaglio di suoni ed esperienze di vita preziose che vanno oltre la fine. Il corpo di Michel oggi riposa a pochi centimetri da un vero e proprio monumento della musica di ogni tempo: Petrucciani “dorme” infatti nel cimitero parigino di Pere Lachaise accanto a Frederic Chopin.

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M. RADFORD - A. BIGNAMI, Michel Petrucciani “Body and Soul” - “Tutto l’amore che ho” Feltrinelli Real cinema, Milano 2012, dvd+libro, pp. 94, 18.90 euro

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