Max, il folle artista che si ispirò a Hitler

Surreale e unpolitically correct fino a torcere le budella, Parente provoca e disturba il lettore con un romanzo che sembra ridursi al solo gesto estremo di un megalomane affetto da manie di onnipotenza. È la storia di un artista spiantato, Max Fontana, il quale dopo un tentato suicidio dalla Torre Eiffel scandalizza il mondo violando il quadro L’origine del mondo di Courbet. Così la sua vita cambia: la critica lo acclama più pop di Warhol e più geniale di Duchamp. Ma il suo faro ispiratore è Hitler, l’autore della più grande «opera d’arte»: lo sterminio di massa organizzato. Un uso superficiale del linguaggio ci porta sulle tracce di un’esistenza persa nell’autocompiacimento e accompagnata solo dallo scimpanzè Martina. Il gusto dello scandalo fine a se stesso, che culmina nell’opera Omicide Box, lo trasforma in un killer ricercato dalla polizia. Così, malato, il protagonista scapperà a Las Vegas prima di perdersi nel fiume Colorado e finire inghiottito con il suo I-Phone nei meandri del tempo narrativo, tra il Doctor House e le sue opere trash.

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Massimiliano Parente, Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler, Mondadori, Milano 2014, 402 pp, 18 euro

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