Maria Grazia Cabras, parole e suoni arcaici

«Canto a soprano: cantare la natura femminile del mondo, raccontare l’anima sonora delle parole. Femminile sentire sentiero riposto di un tempo-non-tempo primigenio tempo alito verso respiro di Madre lingua di Lingua madre nenia ancestrale fuoco primordiale di parole sonore d’ombra ombelicale di pellegrina misterica femmina anima (le) vena ctonia lume errante infante illuminante soprano orante carme disperante e limen». Così la “Nota” dell’autrice, ma la manciata di testi in nuorese presenti nella plaquette sono ad alto tasso figurale ed icastico con una scaltrita dominante fonica ed intonativa. La Cabras espone una micro-fenomenologia del corpo linguistico e della possibilità di scrittura, un diagramma di sensibilità e di attenzione anche agli aspetti materiali ed arcaici della lingua. Un solo rammarico: quello che la brevità dei testi con poco sviluppo talora favorisca più che un canto un preludio al canto, ma comunque di grande efficacia. Fra le cose migliori a mo’ di testo di poetica: «Ube su secretu de sas dimandas? / ube sa preda prus cubada? // isettante chie so’ / grarinde sico unu sonu // frúsciat / sa limba barbarica / allàmpiat sa bena» («Dov’è il segreto delle domande? / dove la pietra più riposta? // nell’attesa di chi sono / sillabando seguo un suono // sibila / la lingua barbarica / scorge la sorgente»). Maria Grazia Cabras è nata a Nuoro. Interprete e traduttrice si è diplomata in Neogreco ad Atene. Redattrice dell’«Area di Broca» lavora all’Università degli Studi di Firenze.

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